domenica 19 agosto 2012

Rototom 2012: Jamaica in Europa

di Pier Tosi
http://www.rototomsunsplash.com/it/news/destacados-2012/3100-jamaica-in-europa

Dopo il bagno di folla della serata di Alborosie ci si aspetta ancora una volta tanta gente per l'unico sabato del festival 2012, una lunga giornata di passione che ancora una volta fa da ponte tra il modo di vivere il reggae dei musicisti europei e la celebrazione del mito di cinquant'anni di musica attraverso straordinari protagonisti. Il cerchio sembra comunque chiudersi già sulle prima note sul Main Stage con gli italiani Bluebeaters guidati dal King Giuliano Palma ad eseguire nei primissimi minuti del loro concerto la loro versione di 'Tell me now' di Marcia Griffiths attesa sul palco svariate ore dopo.
Nel grande caldo mediterraneo l'elegantissima ska band italiana rinuncia alla giacca ma non alla cravatta e nella luce del tramonto fa ondeggiare il pubblico in modo impeccabile tra original skanking giamaicano di annata e melodia italiana. I Bluebeaters sono l'unico gruppo italiano nel programma di quest'anno, sono particolarmente attesi dal pubblico del paese originario del Rototom Sunsplash e non mancano le bandiere italiane sotto il palco e svariati ragazzi che cantano a piena voce le loro canzoni. Tra le grandi danze del King e gli eleganti assoli il concerto vola leggero con 'Che cosa c'è' particolarmente attesa dal pubblico ed il finale con le ormai classiche 'Wonderful life' e 'Messico e nuvole'.
Dai Bluebeaters attraversiamo l'Adriatico per volare a Belgrado con il concerto dei vincitori dell'European Reggae Contest 2012 Irie Fm. Un po' della struggente inquietudine della musica balcanica entra, forse inconsciamente, nel bagaglio musicale di questi ragazzi con il cuore diviso tra il jazz ed l'UK roots degli anni settanta di bands come Aswad e Steel Pulse. Il loro suono è teso e vibrante e colpisce il suono viscerale ed effettato del trombone suonato dal loro cantante solista mente la sezione ritmica macina il ritmo sospinta dai profondissimi bassi. La band vincitrice del contest ci appassiona nel suo set dando vita ad un affresco sonoro molto coinvolgente ed originale e convincendoci ancora una volta della grande importanza della selezione musicale curata dalla competizione organizzata dal festival.
Dopo aver supportato nei giorni scorsi Derrick Morgan e Michael Rose laRuff Cutt Band torna in scena per fornire la propulsione musicale aMarcia Griffiths con Kymani Marley ed Andrew Tosh ed infine a Freddie McGregor: parliamo tutti i giorni delle stars ed è opportuno in queste righe quindi applaudire la grande backing band inglese che sta fornendo un incalcolabile contributo al Sunsplash 2012 fornendo ad i vari artisti i vari timbri sonori necessari in modo sempre impeccabile. Come in tante altre occasioni la divina Marcia Griffiths ci regala varie canzoni del suo straordinario repertorio come 'Feel like jumping', 'Truly' e 'Back in the days' ma mette anche da parte in un certo senso il suo ego per calarsi nel ruolo di ambasciatrice della musica giamaicana con grandi versioni di 'My boy lollipop' di Millie Small, '54-46 was my number' di Toots & Maytals e di 'Israelites' di Desmond Dekker ricordandoci lo spirito di condivisione con cui ha rinunciato negli anni settanta alle fortune della carriera solista per essere una delle backing vocalists di Bob Marley negli appassionanti anni del suo grande successo mondiale. E quando il ricordo dei Wailers riaffiora potente con l'entrata in scena di Kymani Marley ed Andrew Tosh, Marcia ridiventa corista fungendo però da direttrice musicale della Ruff Cutt. L'intero set dei due figli d'arte è dedicato quindi all'eredità musicale dei Wailers e lo spirito-guida di Bob Marley e Peter Tosh torna a farsi vivido: tra i brani che ricordiamo di una serie da brivido ci sono 'Trenchtown rock', 'Small axe', 'Get up stand up',una assai toccante 'Rastaman chant', 'Legalize it' di Peter Tosh (Andrew entrato per primo aveva già tributato suo padre con vari brani del suo repertorio) ed a concludere 'Could you be love' con Marcia a tornare in prima linea e tutto il pubblico a ballare all'unisono.
Fino a questo punto una gran parte di memoria collettiva musicale giamaicana è entrata potentemente in scena e manca addirittura ancora il più grande portavoce, colui che ha ridato vita a tante canzoni dei vecchi tempi grazie alle sue cristalline doti di interprete unite comunque alle sue indubbie capacità di autore. Freddie McGregor entra in scena ed appare subito in serata magica: si parte con la relativamente recente 'I see it in you' per poi scivolare magicamente ai tempi di Studio One con 'Africa here I come' magicamente seguita da 'To be poor is a crime', 'Push come to shove' e 'Big ship'. Dopo questa serie che è il miglior promemoria delle capacità di hit-maker di tutte le epoche della musica giamaicana che questo artista rappresenta, Freddie paga tributo alla tradizione in modo analogo a quello di Marcia poco prima con 'Let him try' di Alton Ellis, la spaziale 'The loser' di Derrick Harriott, una sentita dedica al grande Dennis Brown con 'Here I come' e Revolution', 'Fever' di Horace Andy, poi torna al suo repertorio con bombe come 'Wine of violence' e 'Bobby Babylon' per poi chiudere il suo set con lo ska di 'Carry go bring come' e 'Wings of a dove'. Al culmine di una grande serata Freddie McGregor ci ha regalato la miglior lezione possibile sulla grande dignità culturale e la capacità di emozionare della musica che amiamo e non smetteremo mai di amare. In questo senso domani saliranno in cattedra altri docenti speciali come Barrington Levy e Steel Pulse.

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