venerdì 17 agosto 2012

Rototom 2012: Bentornati Morgan

http://www.rototomsunsplash.com/it/news/destacados-2012/3083-bentornati-morgan
di Pier Tosi
La serata numero uno del festival ha sicuramente mostrato la grande dignità e spessore culturale del reggae nell'anno che ne celebra il cinquantenario curiosamente aprendo e chiudendo con il cognome Morgan. E' infatti Derrick Morgan, autore nel 1962 di 'Forward march', probabilmente la più bella canzone mai scritta sullo spirito indomabile dell'isola del reggae ad aprire le danze accompagnato dai corposi suoni della britannica Ruff Cutt Band. A settantadue anni Derrick Morgan è praticamente cieco ma è uno dei pochi interpreti originali della stagione dello ska a portare ancora in giro l'autentica testimonianza di questo stile: sua moglie lo accompagna on stage ed è bellissimo vederla ballare nel retro del palco ed acclamare gli inizi dei brani del marito con i suoni di un fischietto nel tipico stile giamaicano. La voce di Morgan è calda, forte e potente ed è un eloquente segno dell'influenza del soul e del rhythm & blues sulla musica giamaicana delle origini. E' ancora presto ed il sole non è ancora tramontato completamente ma c'è già sotto il palco la folla delle grandi occasioni. Il beat pulsante dello ska fa ondeggiare i ragazzi delle prime file e lancia gli hits dell'artista che per primo ebbe sette canzoni nelle prime dieci della classifica giamaicana: prima che il suono viri verso il rocksteady ricordiamo una bella versione di 'Don't call me daddy' e la festa prosegue con altri numeri memorabili tra cui ovviamente 'Fat man'. Dopo la prima emozionante ora di musica del Main Stage 2012 Derrick lascia il palco tra gli applausi ed il pubblico è scaldato a dovere per l'arrivo di uno dei più entusiasmanti cantanti della storia del reggae e cioè Beres Hammond.
Accompagnato dal suono ricco ed essenziale della sua Harmony House Band e dalle bellissime voci delle tre Harmony House Singers Beres entra in scena con piglio deciso dando vita ad un viaggio che spazia tra le sue innumerevoli big tunes: la sua tipica voce è graffiante al punto giusto e carezzevole ad entusiasmare particolarmente il pubblico femminile. Il pubblico è aumentato ancora e vedendo gli effetti della sua musica sulle prime file Beres ricorda a tutti di come possa essere potente la buona musica, la musica che ti apre il cuore e ti rende migliore, la musica che questo sopraffino artista celebra in 'Rock away' posta significativamente verso la fine del concerto. Prima di ciò è una parata di classici tra cui ricordiamo 'Fire', 'Full attention', 'They gonna talk' e 'Can you play some more' e la gioia esplode nella vera conclusione dello show con una 'I feel good' che Beres non può fare a meno di cantare con grande sincerità.
A questo punto un momento particolarmente atteso da chi vi scrive con l'arrivo dei Jamaican Legends con i gemelli del ritmo Sly & Robbie insieme alla chitarra tra jazz ed anima popolare del mondo di Ernest Ranglin, un uomo che calcava già i palchi dei Jazz Clubs di Kingston per esempio quando Derrick Morgan era probabilmente ancora in calzoncini. Completano l'organico le tastiere di Tyrone Downie, un jazzista mancato che ha suonato a lungo al servizio di Bob Marley e la splendida voce di Bitty McLean. L'inizio è da brivido e non poteva essere altrimenti con una versione lenta e raccolta di 'Drum song' con bellissimi assoli e la chitarra di Ranglin che letteralmente brilla. Stiamo vedendo musicisti interstellari che emanano qualcosa di magico suonando insieme ed è evidente che lo fanno divertendosi molto. Si prosegue con 'Ram jam' ancora da Jackie Mittoo con un istrionico Robbie Shakespeare che scherza con la sua passione per le ragazze particolarmente in carne e poi esplode letteralmente il dub con un ricordo dei tempi di Joe Gibbs con grandi echi sulle tastiere di Tyrone ed i tamburi di Sly che esplodono come bombe. E' straordinario vedere in scena Ernest Ranglin ballare a passi leggeri mentre le sue mani accarezzano le corde della chitarra facendoci sognare: non mancano gli omaggi a Bob Marley con una scoppiettante versione di 'Lively of yourself' e con nel finale il suono dell'organo di 'No woman no cry' dalle dita dell'esecutore originale unita ad una bella versione di 'Redemption song'. Prima di ciò ricordiamo un picco di pathos che probabilmente nessuno eguaglierà quest'anno con la
straordinaria versione di 'Surfin' e l'entrata in scena di Bitty McLean che con tre brani ammalia tutti i presenti mettendo in evidenza cosa può succedere quando reggae e soul ballano avvinghiati ed una voce eccezionale cattura tutte le energie sul palco. Peccato che il pubblico non possa vedere la gioia espressa nel retro-palco da Beres Hammond e Marcia Griffiths nel gustare i suoni di questo quasi incredibile set.
Un ritorno alle scene chiude a questo punto la serata del Main Stage: dopo una pausa di riflessione di cinque anni i cinque fratelli Morgan tornano sulle scene ma il pubblico con il suo calore fa capire loro che non se li è assolutamente dimenticati. Morgan Heritage aprono in scena con il nuovo hit 'The return' mettendo subito in evidenza un suono pieno grazie alla doppia tastiera, una grintosa chitarra solista dal sapore rock ed i loro tipici intrecci vocali che contribuiscono fortemente a rendere il loro suono inconfondibile. Seguono 'Don't affi dread' e 'A man is still a man' con il suono che possibilmente cresce ancora d'intensità lanciando una grande scaletta con in evidenza 'Reggae bring back love', 'Inna dem ting deh', 'Revolution' arricchita anche dagli accenni dei vari cuts di LMS e Capleton, 'Hail Rastafari', fino ad arrivare al gran finale con 'Tell me how come' che suggella una grande prestazione con la miscela peculiare di gospel, soul, roots music, dancehall ed elementi pop portata nuovamente a grandi livelli. Anche Etana già presente sul palco ha dimostrato di gradire particolarmente la prestazione della famiglia reale del reggae. Bentornati Morgan Heritage e bentornato Rototom Sunsplash!
Al momento di scrivere queste note ovvimamente la musica continua con Mungo's Hi Fi, Cham nella dancehall e mille altre varie fonti sonore. E' proprio il caso di dire che questo è soltanto l'inizio...

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