martedì 21 agosto 2012

Rototom 2012 -Zygmunt Bauman: "Abbiamo il dovere di prendere il controllo delle nostre vite"

Pilar Robledo | Tradotto da Irene Sierra
http://www.rototomsunsplash.com/it/news/destacados-2012/3118-zygmunt-bauman-qabbiamo-il-dovere-di-prendere-il-controllo-delle-nostre-viteq
"Siamo stati portati a credere che la felicità è nel consumo: ottenere un lavoro, (se siete fortunati), mantenerlo nel tempo per guadagnare soldi, per poi spenderlo e quindi possedere sempre più cose che non ci rendono veramente felici. Dobbiamo creare un nuovo stile di vita, tutti i giorni nuovi meccanismi che ci permettano di riscoprire la felicità al di fuori dei modi tradizionali che il capitalismo ci ha imposto. E dobbiamo farlo ora. La società ha bisogno di aiuto reciproco, la solidarietà, il cooperativismo... La vera felicità si trova nell' amicizia, l'amore, la famiglia, vivendo in comunità, conoscendo i vostri vicini. La felicità è nella musica, nell'arte. Si tratta di avere sempre più oggetti, più comodità, ma provare il brivido dell' emozione. La soluzione è nei nostri cuori. È necessario creare nuove istituzioni sociali, di piccole dimensioni, locali, che possano poi a partecipare in un cambiamento globale. Poiché siamo tutti collegati: tutti dipendono l'uno dall'altro, tutti noi viviamo su un único pianeta. Noi abbiamo il dovere di prendere il controllo delle nostre vite. Si tratta di un buon punto di partenza per cambiare il mondo".
Questa è la migliore ricetta che Zygmunt Baumanha ha voluto lasciare in eredità a coloro che andarono alla riunione dal titolo "Il mondo che ci aspetta", tra la giornalista Rosa Maria Calaf (TVE), e il filosofo e sociologo polacco, Premio Cervantes per la Comunicazione e Umanistica 2010.
Bauman ha fatto continui referimenti nel suo discorso alla paura che il sistema capitalistico esercita sulla popolazione come strumento di controllo sociale. "Viviamo in un momento di grande incertezza, in cui il cittadino non sa chi comanda, e questo ci fa perdere fiducia nella classe politica, nelle istituzioni tradizionali. L'effetto sulla popolazione è un costante stato di paura, insicurezza... I governi spendono enormi quantità di denaro per la sicurezza. É l'industria più prospera del momento. É successo in Iraq con le società di sicurezza private americane: hanno colonizzato il paese per garantire la libertà e la democrazia si suppone, e non hanno ancora ottenuto nulla di quello che promettevano prima dell'intervento armato... doveva invertir quei soldi in educazione e sanità, nella costruzione di scuole oppure ospedali, e cioè, in garantire i diritti fondamentali della popolazione. La povertà uccide molte più persone nel mondo del terrorismo. Ma i politici persuadono i cittadini per far sì che sempre abbiano paura, e in questo modo controllarli, costringere i suoi diritti, limitare le loro libertà individuali. Siamo in un momento molto pericoloso, perché le conseguenze di tutto questo influenzano la nostra vita quotidiana: ci dicono che dobbiamo avere la sicurezza sull lavoro, mantenerlo anche se le condizioni son dure, cosò avremmo i soldi da spendere. La paura è un controllo sociale molto potente".
Il prestigioso professore polaco, di discendenza ebrea, proveniente da una famiglia che ha sofferto l'Olocausto nazi, ritiene che anche oggi viviamo una crisi del pensiero a lungo termine: "Il dramma di questa società è che non abbiamo imparato dal passato: il passato è passato, abbiamo già dimenticato. Noi viviamo tutti i giorni pensando il fatto che il giorno dopo giorno è il presente. Ci moviamo veloce, verso l' immediato. E altrettanto velocemente si dimentica. Avere la conoscenza, mantenerla, deve essere anche una sfida per i media, ora, con migliaia di titoli interessanti che gettano ogni giorno, fare precisamente l'opposto: incoraggiano la dimenticanza su quanto è successo riempendo con le notizie fugaci del giorno successivo. E anche qui giocano un ruolo importante le nuove tecnologie digitali: perché dovrei ricordare le cose se posso registrarle o segnare su un telefono cellulare o un dispositivo di memorizzazione dove posso poi recuperarle? La tirannia del mercato anche ci colpisce in questo senso: ci costringono ad abbandonare il pensiero a lungo termine, perché non possiamo immaginare che ne sarà di noi in pochi mesi. Si può avere un lavoro stabile, una casa, una famiglia, e improvvisamente perdere tutto...
Il professore Baumanha ha messo l'accento del suo discorso sulla urgente problematica ambientale. "Questa dinámica di consumo ci porta a consumare in soltanto un anno l'equivalente delle risorse naturali di un pianeta e mezzo come il nostro. E gli scienziati stimano che entro il 2050 avremo bisogno delle risorse di tre pianeti, se continuiamo di questo passo. È insostenibile. Non abbiamo un altro pianeta per vivere! "
L' ambiente, a livello locale, è stato anche protagonista nella chiaccherata "Sappiamo ciò che respiriamo? Studio sulle emissioni del complesso petrolchimico di Tarragona" grazie alla piattaforma Cel Net
Amnesty International, nel frattempo, ha organizzato un incontro interessante incorniciato da un interrogativo inquietante "Prevalenza dei diritti umani in un mondo in crisi?", che ha avuto la presenza del giornalista del País Gonzalo Fanjul e del musicista e attivista Miguel Ramos.
Il Social Forumdel Rototom Sunsplash! È stato testimone, questo lunedi, dell' incontro tra la rivista 'El Jueves', con Albert Monteys, e Miguel Angel Martin, autore di 'Brian The Brain', che ha moderato il giornalista Pepe Colubi.

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