di Pier Tosi
Siamo arrivati con grande tristezza anche all’ultima festa di questo festival che ci ricorderemo per tanto tempo: anche questa sera ci attendono emozioni musicali fortissime: il compito di aprire le danze sul Main Stage spetta ad un artista del ‘deejay style’ dallo status leggendario grazie al suo stile conscious ed alla sua padronanza come improvvisatore nelle dancehalls giamaicane tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta. Il vero nome di Brigadier jerry è Robert Russell ed è nato a Kingston nel 1957. Dopo aver iniziato da giovanissimo come comico teatrale, Briggy è poi passato alle dancehall come membro della crew dello Sturgav Hi Fi, il sound system di proprietà di U Roy e dal 1978 si è unito a Jah Love Muzik, il sound system dell’organizzazione Rasta Twelve Tribes of Israel. Tra i grandi nomi dell’epoca d’oro dei sounds giamaicani Brigadier Jerry è uno degli deejays con l’approccio più conscious. A questo punto va in scena un grande spettacolo roots con tre fondamentali artisti del passato tutti accompagnati dalla stessa band. La carriera di Michael Prophet è iniziata in modo folgorante alla fine degli anni settanta con vari classici roots prodotti da Yabby You, molti dei quali racchiusi nel capolavoro ‘Serious reasoning’ pubblicato su Island. Il suo maggior hit ‘Gunman’ tuttavia arriva nei primi anni ottanta dopo una svolta in campo dancehall ed è prodotto da Junjo Lawes e suonato dalla Roots Radics Band. La sua vena roots è stata comunque alimentata nuovamente in seguito da due bellissimi dischi prodotti da Mad Professor ed intitolati ‘Rootsman’ e ‘Michael Prophet & friends’. Johnny Clarke è un grande cantante roots ed ha scritto pagine memorabili perloppiù sotto la direzione di un grande come Bunny Lee. Grazie alla sua prolificità e versatilità ha cantato centinaia di brani tra cui anche canzoni ‘lovers’ e un grande numero di covers di classici giamaicani tra cui molte riprese di successi di Bob Marley. In questa grande capacità di accontentare i produttori su diversi generi e nella grande capacità di cavalcare i vecchi ritmi in svariati ‘do-overs’ troviamo già l’attitudine dei cantanti dancehall degli anni ottanta. L’ultimo artista del Main Stage del festival 2011 è un beniamino del pubblico roots e cioè il grandissimo Horace Andy. Questo artista ha un prestigioso curriculum che parte dalla leggendaria Studio One passando attraverso pagine gloriose di roots reggae negli anni '70 per produttori cruciali come Bunny Lee o Everton Da Silva tra i tanti. Negli anni novanta la sua vena prolifica e la sua voce inimitabile gli hanno procurato un posto stabile di cantante nei Massive Attack e la notorietà quindi al di fuori della cerchia del pubblico reggae. L’ultima nottata del Lion Stage ha un programma nutritissimo: sono in programma dalle 20 i tarragonesi Roe Green & Txipiaite, gli italiani Arawak, il reggae africano dei capoverdiani Domu Afrika Dub Squad ed infine i madrileni Uppstemians. L’ultimo memorabile rituale di danze alla Dancehall Yard e’ legato a Saxon Sound, nome storico della scena inglese. La fondazione di Saxon risale al 1976 nel popoloso quartiere londinese di Lewisham. In uno dei periodi di maggior successo mondiale del reggae inglese questo sound schierava una squadra notevole di vocalists tra cui Papa Levi, Maxi Priest, Tippa Irie e Smiley Culture. Saxon ha sempre aggiornato la sua dub box rispetto alle nuove tendenze del reggae partecipando anche al prestigioso World Clash di new York. La Dub Station chiude i battenti alla grande con i francesi O.B.F. ed il britannico King Alpha. Allo Ska Club invece si balla per chiudere il festival lo ska ed il rocksteady con i portoghesi Family Business, il messicano Allan Humbert e i catalani Reggae Bretols.
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