di Pier Tosi
Questa penultima serata di passione del reggae è all’insegna dei veterani: offre un paio di formidabili artisti foundation giamaicani ed un nuovo nome ma si apre con un gruppo di pionieri del reggae spagnolo: i valenciani Jah Macetas hanno iniziato il loro percorso nel 1982 tra i primi gruppi reggae spagnoli e da allora sono sempre rimasti fedeli al loro stile roots. Diverse sono le formazioni che i Jah Macetas hanno cambiato durante la loro carriera, ma sempre con musicisti di alto livello, spesso provenienti da conosciute band spagnole ed internazionali che vedevano in questo gruppo la possibilità di studiare nuovi ritmi vista la propensione ‘latina’ della band. Il loro primo disco ha il titolo premonitore "Una semilla" (1986), ma è con il secondo, "Toda una via" (1990), che raggiungono il massimo livello di popolarità, arrivando a suonare in radio e televisioni. Dopo un periodo di separazione i Macetas si sono riuniti per registrare un nuovo disco che verrà presentato sul Main Stage. Dopo i Macetas abbiamo in scena la leggenda: Lee Scratch Perry è di sicuro uno dei padri del suono classico del reggae e del dub. La sua enorme creatività spinta spesso al limite si è manifestata attraverso atteggiamenti eccentrici ed estremi come per esempio nell’episodio della distruzione dei suoi mitici Black Ark Studios, gli studi dove aveva generato un suono inconfondibile durante gli anni settanta. Attivo dai tempi dello ska Scratch ha collaborato con quasi tutti i grandi artisti della sua epoca: memorabili le sue produzioni dei Wailers di Bob Marley, Bunny Wailer e Peter Tosh insieme ed i lavori con Heptones, Congos, Junior Murvin e Max Romeo nonché i suoni dub più folli in circolazione realizzati in decine e decine di albums. A questo punto è di scena un grande del periodo del rocksteady e dell’early reggae: Ken Boothe e’ uno dei piu’ straordinari cantanti della storia del reggae giamaicano. Ha iniziato come cantante sin da giovanissimo in duo con Stranger Cole e con il passaggio dallo ska al rocksteady è emersa la calda e profonda vena soul di Ken nel materiale straordinario per Studio One tra cui grandissimi brani come ‘The train is coming’, ‘I don’t want to see you cry’, ‘Puppet on a string’ e ‘Moving away’. Il suo successo piu’ clamoroso arriva comunque nel 1974 con ‘Everything I own’con cui arriva addirittura in testa alle classifiche pop inglesi nello stesso anno. Nel 1975 Ken Boothe torna nelle classifiche pop in UK grazie a ‘Crying over you’ che arriva all’undicesimo posto. Come testimonia il bel documentario ‘Rocksteady: the roots of reggae’, la voce di Ken è arrivata inalterata ai nostri giorni. Lo spettacolo di Ken Boothe sara`preceduto da un breve show di Chantelle Hernandez, talentuosa cantante giamaicana che oltre alle collaborazioni con l’etichetta spagnola ReggaeLand ha al suo attivo il recente ottimo EP ‘MY forever’ prodotto dalla etichetta inglese Necessary Mayhem. La voce romantica di Chantelle e’ l’ideale per preparare il pubblico ad una delle voci piu’ soul della storia del reggae. A chiudere la serata del Main Stage un nuovo acquisto della line-up chiamato a sostituire Gyptian dopo la defezione di quest’ultimo. Il vero nome di Konshens e’ Garfield Spence ed possiamo dire che questo giovane artista e’ uno dei piu’ interessanti della nuova generazione di cantanti giamaicani. La ricchezza di timbri della sua voce si e’ espressa attraverso grandi singoli come ‘Pon di corner’ (in combination con il fratello Delus), ‘Gal dem a talk’, ‘Forward’ e la magnifica combination con Tarrus Riley di ‘Good girl gone bad’. Nel 2010 Konshens ha realizzato per il mercato giapponese il CD ‘Real talk’ a cui fara’ seguito molto presto un nuovo lavoro. A seguire un grande appuntamento alla Dancehall Yard con Stone Love, il decano dei sound systems giamaicani attivo da quasi quaranta anni: prima di Stone Love il warm-up dei barcellonesi One Blood. Dalle ore 20 invece il Lion Stage ospiterà i due artisti di Castellon Natty B & Paupaman, gli israeliani Hatikva 6, i madrileni Tasty Grooves, il canariano Dactah Chando e gli italiani Mellow Mood. Alla Dub Station una notte di profondissime vibes con l’arrivo dei londinesi Channel One, storici specialisti del roots con materiale rarissimo nelle loro scatole di dischi. Insieme a loro Blackboard Jungle e Dub Livity. Concludiamo la rasegna con le selezioni di Oldies But Rudies, Jamaican Memories e Blacksteady.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento