di Pier Tosi
Il diciottesimo Rototom Sunsplash e’ quasi arrivato alla fine e completamente assorbiti dalle sue buone vibrazioni non ce ne siamo praticamente resi conto. Ad aprire questa penultima memorabile serata abbiamo avuto Jah Macetas, i pionieri del roots reggae spagnolo in pista dal 1983 con pero’ un interessante ritorno discografico uscito proprio quest’anno: di questa band ci ha colpito la solarita’ e la dolcezza della loro musica e la positivita’ emanata da loro in scena. Tra vari brani originali e qualche cover di Marley il loro show non ha avuto nessun momento di calo ed e’ un peccato che non abbiano avuto la cornice di pubblico che ampiamente avrebbero meritato.
Dopo Jah Macetas e’ stata la volta del genio eccentrico di Lee ‘Scratch’ Perry, un personaggio con delle incredibili credenziali e senza cui la storia del reggae non sarebbe la stessa. Scratch si e’ presentato in scena con una big band di dieci elementi con doppia chitarra e fiati veramente in grado di fornire un adeguato supporto musicale ai suoi quantomeno strani comportamenti on stage. Con l’immancabile cappello coperto di gadgets e specchi ed i capelli tinti di rosso questo settantacinquenne che appare sempre come un alieno o un personaggio dei fumetti ha arringato al pubblico con i suoi strani giochi di parole durante eccellenti versioni di classici delle sue produzioni cantati in origine da altri artisti come ‘Small axe’, ‘Duppy conqueror’ o ‘Grow your locks’. Scratch ha benedetto le assi del palco spargendo acqua e diretto nel suo caratteristico modo la sua band nonche’ cantato i suoi strani poemi nel suo stralunato stile vocale.
In ottima serata e ottimamente a suo agio Perry e’ addirittura tornato in scena per salutare l’amico Ken Boothe, un leggendario interprete del versante del reggae piu’ carico di soul che e’ apparso veramente in serata di grazia mettendo in scena uno dei migliori concerti di quest’anno in assoluto. I barcellonesi Black Starliners gia’ apparsi su questo palco hanno fatto un lavoro straordinario fornendo ad un grande artista in serata magica un contrappunto sonoro veramente adeguato. Ken non dimostra i suoi sessantatre’ anni con le sue strepitose danze e con una feeling stratosferico con cui ci offre versioni eccezionali dei suoi classici: ‘Silver words’, ‘The train is coming’, ‘Artibella’, ‘Moving away’ e altri pezzi di storia del reggae si succedono magicamente e tra un brano e l’altro Ken ringrazia il pubblico europeo per un supporto continuo lungo questi anni e ci tiene a sottolineare che questo supporto non e’ mai considerato scontato. ‘Everything I own’ arriva quasi alla fine del migliore dei tre concerti di Mr. Rocksteady al Rototom Sunsplash.
A questo punto ci chiediamo se il giovane Konshens sia in grado di continuare la magnifiche vibrazioni che fino a questo momento la serata ci ha regalato. In effetti questo giovane di talento parte in quarta accompagnato dalla sua band e dimostra grande temperamento con uno show tra dancehall e jamaican rhythm & blues con tra l’altro una interessante cover di ‘I need a dollar’ di Aloe Blacc nelle battute iniziali. Entrato in cartellone come rimpiazzo di Gyptian Konshens ci fa vedere ottime cose mettendo un’ipoteca quindi su un futuro interessante per un rilancio della nostra musica preferita che sta purtroppo attraversando un periodo critico.
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