Il programma del Foro Social, nel quale ogni anno s'incontrano i rappresentanti dei movimenti rivendicativi. Per cominciare, rendere omaggio a Rolihlahla Nelson Mandela, che è venuto tristemente a mancare alla fine del 2013. Una grande perdita, non solo per il Sudafrica e il suo continente, ma per tutto il mondo, il mentore di un grande esempio di lotta contro il razzismo e le diseguaglianze sociali in tutto il mondo.Il giornalista Sebastian Ruiz realizzerà una breve introduzione sul tema della conferenza, puntualizzando sull'immagine che ci è stata venduta da parte dei mass media, come una figura mitica individuale e lontana dalla realtà. In seguito sarà presentato lo storico Rafael Crespo, attualmente membro del Centre d'Estudis Africans fondato nel 1987, per avvicinare la nostra attenzione alla questione africana.Analizzando la situazione attuale, ci si da conto che stanno nascendo movimenti integralisti e autoritari, fondamentalmente fascisti, che è la situazione che parallelamente Mandela incontrò nella sua terra, con la problematica dell'Apartheid e la sua ricerca di purezza raziale con il risultato voluto di creare diseguaglianze insuperabili.Per aiutarci a comprendere la vera storia dell'ex presidente del Sudafrica, bisogna partire facendo riferimento ai suoi due nomi, Rolihlahla che significa "colui che scuote il ramo" che per il suo carattere guerriero così fu battezzato dal padre adottivo, e che si completa con Dalibhunga, che tradotto significa "colui che promuove il dialogo", nuovo nome acquisito dopo aver superato ai sedici anni il rito di iniziazione alla condizione di adulto.Al termine della sua carriera di avvocato, si lega al movimento di liberazione nazionale in Africa, che grazie al suo lavoro di denuncia e agitazione, sommando la formazione dei suoi militanti in diverse lingue, cerca di ottenere un blocco unito delle diverse nazioni africane. Per tutto questo lo proclamano lider.Il suo pensiero non solo è passivo, diversamente contempla un movimento armato in risposta alle aggressioni ricevute e solidarizzando con altri paesi africani per lo stesso scopo. In occidente, in quel momento, non lo considerano un rivoluzionario ma bensì un terrorista, a tal punto da essere incarcerato. Dalla prigione inizia una strategia di dialogo nella sua lingua con gli Africans, i bianchi sudafricani nativi, già che "c'è bisogno di parlare con il cuore e non con la mente".Tutto questo si traduce nel concetto africano di Ubuntu, che è il fondamento della sua filosofia, che ha come significato "io sono perché gli altri sono", come dire, non c'è individualismo, tutti siamo uniti per un'interdipendenza e tutti gli uomini siamo uguali.Parallelamente alla sua liberazione, si assiste alla fine del regime razzista e s'inizia un processo di democratizzazione del paese, così da poter raggiungere un' alternativa politica, pero tenendo in conto tutti. Dopo la sua vittoria alle urne, inizia un procedimento di riconciliazione tra gli aggressori e le sue vittime, basato nel perdonare pero nel non dimenticare.Nel 1997 lascia la presidenza per continuare a contribuire alla trasformazione della situazione attuale, poiché a causa delle inimicizie coltivate in precedenza non si trovò in grado di avanzare con la sua idea di unione di distinti gruppi etnici e distinti strati sociali.Tradotto da Edoardo Virtù Texto: ACR Crew
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