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Nell’operazione di pacificazione – così la chiamano – che la Destra vuole portare a termine utilizzando le vittime della violenza politica di destra e di sinistra, le Stragi sono il grande rimosso.
Fin dal giorno in cui Giorgia Meloni si presentò alle Camere per avere la fiducia, dopo aver vinto le elezioni. Parlò dei “ragazzi innocenti uccisi a colpi di chiave inglese in nome dell’antifascismo militante” ma non disse nulla sulle Stragi, tutte ma proprio tutte di matrice neofascista. Pochi giorni dopo Ignazio La Russa, che si insediava alla Presidenza del Senato, ricordò Fausto e Iaio, due che fanno sempre comodo perché erano di sinistra ma i processi non ce l’hanno fatta a provare le responsabilità dei Nar. Anche in quella occasione, Stragi non pervenute. Nel 2023, ricordando la bomba di Bologna il 2 agosto, lo stesso La Russa parlò di “matrice neofascista secondo la verità giudiziaria”, sottolineando con la voce quell’aggettivo: giudiziaria. Quest’anno invece il ministro Salvini per ricordare la Strage della stazione ha scritto: “Un dramma che non deve accadere mai più”, come se queste cose accadessero da sole, non c’era una riga sulle responsabilità.
Piazza Fontana non ha avuto i suoi colpevoli, o almeno non ha avuto le condanne che i familiari delle vittime e tutti i democratici aspettavano. La sentenza di Cassazione del 2005 fa nomi e cognomi, Franco Freda e Giovanni Ventura, ma conclude amaramente che furono processati e assolti troppo presto, o meglio prima che emergessero le prove schiaccianti a loro carico.
E così anche la Strage di Piazza Fontana oggi nella narrazione di chi ci governa sarà un “evento tragico” nella storia d’ Italia, senza colore politico. Se non altro, hanno ancora il pudore di non mandare nessuno, oggi, alle celebrazioni in quella piazza.
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