http://massimilianobarison.files.wordpress.com/2012/06/alessandro-il-genio-che-fa-il-ciabattino.pdf
domenica 10 giugno 2012
Alessandro Pace, lo scienziato ciabattino
Dalle nanotecnologie alla bottega dell'amico ciabattino. Straordinaria e assai significativa, in questa fase di crisi, la storia di Alessandro Pace, 25 anni, di Romano d'Ezzelino, laureatosi l'anno scorso in scienze chimiche, a Padova, con il massimo dei voti, e che ha già depositato un brevetto basto sulle nanotecnologie. In attesa di un'occupazione, per non dimenticarre il piacere di muovere le mani, lavora gratuitamente come ciabattino in una bottega di un amico a Bassano. «È vero - ammette Alessandro- una volta laureato, come prima cosa ho voluto riprendere quello che anni di studio mi avevano privato ovvero la manualità. Mi è sempre piaciuto costruire cose e imparare a cavarsela con le mani, da bambino e da ragazzo mi son sempre dilettato con il legno o nell'imbastire piccolli lavoretti; ma con il corso degli anni il tempo è venuto meno. Nulla mi gratifica di più che rimirare un lavoro finito, reale, concreto, frutto di impegno e fatica. Ho trovato un mestiere che mi sta dando molto sia dal punto di vista manuale che da quello umano. Per una bottega passa tutta una comunità, con le sue differenze sociali e caratteriali; e poi non tutti possono dire di 'fare le scarpe' a tutti gli avvocati di Bassano". Il nostro giovane chimico è spiritoso, allegro, ma dietro questo carattere nasconde una straordinaria tenacia e bravura, tanto da portarlo a depositare un brevetto sulle nanotecnologie. «Ho elaborato una tesi sui nanotubi di carbonio - riferisce Alessandro - queste fantastiche molecole (provi ad immaginare un filo di un centinaio di micron di spessore, perfetto conduttore elettrico, flessibile e al tempo stesso con la resistenza del diamante) promettono moltissimo per il prossimo futuro in fatto di materiali, nano-elettronica, sensoristica, energia fotovoltaica nuovi dispositivi luminescenti e sono pure di rilevante interesse biologico e medico. Ma proprio il medico, il biologo, l'ingegnere o un altro ricercatore che vorrebbero provare nuove applicazioni di questo spettacolare materiale spesso non hanno le conoscenze o le esperienze sufficienti per poterlo manipolare. Il mio lavoro è stato quello di sviluppare un processo chimico ed un apparato di sintesi che permetta a chiunque, anche non specializzato, di poter ottenere dei nanotubi pronti all'impiego secondo necessità o pronti per successive ricerche». Come è arrivato al brevetto? «Una volta capito l'importanza che poteva avere il protocollo che io e altri ricercatori stavamo sviluppando, ho convinto i miei colleghi e insieme i superiori a stendere un brevetto che attribuisce valore commerciale a questa idea. I professori a capo del gruppo si sono subito interessati della proposta che è andata avanti fino alla stesura di una domanda depositata all'Ufficio brevetti italiano. In questi giorni stiamo valutando l'ipotesi di ampliare la copertura all'intera Europa». Quali sono le prospettive? «Le nostre esperienze possono diventare un protocollo che faciliterà e velocizzerà la ricerca nel campo dei materiali nanostrutturati e allo stesso tempo permetterà ad una azienda nel settore di disporre di un potente processo industrializzabile su larga scala. Pensi che ad oggi per 'processare' pochi milligrammi di nanotubi servono 72 ore: con il nostro metodo basteranno alcune ore per produrne diversi grammi. Con questo brevetto si potrà portare i nanotubi fuori dai laboratori di ricerca verso una diffusione di tipo industriale sotto forma di nuovi materiali, nuove fonti di illuminazione, molto più efficenti, nuove celle fotovoltaiche, e molto altro ancora».
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