giovedì 25 aprile 2013

'IO HO VISTO’, RACCOLTA DI TESTIMONIANZE DI PIER VITTORIO BUFFA


http://www.iohovisto.it/
“Sono parole che non si possono perdere,  parole come ‘qui, hanno ammazzato la mia mamma,  qui la mia sorella,  qui il mio, babbo,  la il mio zio,  laggiù la mia cugina’. Sono le parole, dei pochi che si sono salvati dalle stragi naziste del 1943-45., Le parole che il giornalista e scrittore Pier Vittorio Buffa ha, ricercato fra i superstiti di Marzabotto,  di Sant’Anna di, Stazzema e degli altri posti dell’Italia centrale che ancora, ricordano quegli eccidi compiuti dalle truppe tedesche in, ritirata. Da questa ricerca sono uscite trenta storie, dell’orrore e della pietà,  raccontate in prima persona da chi, fortunatamente si è salvato; uomini e donne,  che erano bambini, allora e che possono ancora dire le parole che danno il titolo, ad un intenso libro di racconti veri,  ‘Io ho visto’., Buffa ha percorso le stesse strade dell’Appennino, tosco-emiliano per le quali passarono quei soldati mandati a, uccidere civili inermi e innocenti. Ha trovato le tracce, sedimentate dalla memoria dei luoghi. Ha incontrato uomini e, donne,  che non possono dimenticare quei giorni,  in cui genitori, parenti e amici vennero falciati dalle pallottole di soldati, senza scrupoli. Le vittime di un eccidio che conta, dai 10 ai 15 mila assassini di uomini,  donne e bambini,  corpi, straziati dalla divisione corazzata Goering e dalla Sedicesima, divisione delle SS; soldati addestrati e motivati ad uccidere, civili inermi., Il libro è stato presentato da Walter Veltroni,  Paolo Mieli, dal procuratore militare Marco De Paolis e da Pamela Villoresi, attrice sensibile che ha sollevato l’emozione del pubblico, riunito a Fandango Incontro,  a Roma. Arricchiscono il volume, trenta ritratti fotografici (firmati dallo stesso Buffa) che, fissano i volti degli uomini e delle donne,  che con le loro, storie hanno dolorosamente ripercorso i momenti più tragici, della loro vita. Foto che formano una mostra,  che viaggerà, insieme al libro,  mentre un sito web sarà a disposizione per, implementare  le testimonianze e i commenti (www.iohovisto.it)., Ma perché ritornare,  settanta anni dopo,  a quelle vicende, terribili? Non si tratta solo di uno sforzo “per non, dimenticare”,  ha detto Veltroni,  ma di un impegno a dare un po’, di giustizia postuma,  salvando  il ricordo di quello che è, accaduto. Mieli,  da storico e giornalista,  ha notato che si, pensava di saper tutto su quel periodo di sangue. Il libro più, volte citato di Franco Giustolisi (‘L’armadio della vergogna’), anni fa squarciò il velo di reticenze diplomatiche che ha, coperto le responsabilità tedesche (ed italiane!). Ma in, realtà – ha osservato Mieli – molte sono ancora le zone d’ombre, su quei fatti e dunque risultano storicamente preziose,  oltre, che commoventi,  le testimonianze raccolte da Buffa. (ANSA). 
Il servizio sul sito dell’Ansa

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