In questi giorni abbiamo visto con quanta solerzia il capo del dipartimento antidroga Giovanni Serpelloni intervenga quando si inizia a trattare l’argomento ‘legalizzazione della cannabis’, dibattito (ri)aperto in queste ultime settimane dall’oncologo Umberto Veronesi, dai magistrati Deidda e Ingroia, e da Saviano.Non risultando ormai credibile come unica voce contraria, il capo del dipartimento politiche antidroga Serpelloni è andato infatti alla ricerca dell’aiuto e delle firme di 18 presidenti di “alcune” società scientifiche italiane (tra cui Silvio Garattini), “alcune” perchè le Società scientifiche italiane sono centinaia, di cui solo 176 iscritte alla Fism (Federazione delle società medico scientifiche italiane http://www.fism.it/soci/list.jhtml). Una sorta di conferma alle sue teorie come a mettere a tacere una volta per sempre chi invece invoca la regolamentazione/legalizzazione della sostanza. Ci chiediamo semmai se chi ha apposto la firma abbia verificato le informazioni che il DPA voleva veicolare, o se sono state prese per oro colato. http://www.politicheantidroga.it/comunicazione/comunicati/2012/luglio/dpa-18-luglio.aspx (Da questo link è possibile scaricare anche il documento in questione: Statement Cannabis)
E’ oramai evidente di come la posizione di Serpelloni sia totalmente ideologica e totalmente asservita all’ex sottosegretario Giovanardi, e di come sia sganciata da qualsiasi razionalità medica, di prevenzione e salute, in quanto in questi giorni Serpelloni, sentendo forse minacciata la sua posizione di zar antidroga, ci ha sciorinato una serie di ‘prove scientifiche’ intervenendo senza contraddittorio a gettare acqua sul fuoco del nascente dibattito.
Pur di dimostrare di stare nella ragione il capo del DPA non si sottrae certamente ad alcune ‘operazioni’ sporche, come quella di citare gli studi che più gli fanno comodo, o di travolgerne il significato in totale malafede.
Così come è accaduto con l’affermazione contenuta nel documento Statement Cannabis: “L’uso di queste sostanze inoltre può facilitare la comparsa di comportamenti antisociali e criminali.” citando uno studio Norvegese (Pedersen W., Skardhamar T., “Cannabis and crime: finding from a longitudinal study” Addiction, 2010) ed in effetti lo studio conclude dicendo che aumenta la criminalità relativamente al possesso, uso e distribuzione della cannabis. Pare proprio che il solerte Serpelloni voglia prenderci per i fondelli, dichiarando a chi chiede la legalizzazione, che la cannabis aumenta la possibilità di atti criminali, quando gli stessi crimini commessi sono quelli del possesso stesso della sostanza. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19839964
Ma il tema più battuto è sicuramente la questione che il consumo di ‘marijuana’ possa provocare il cancro, tema ricorrente per infondere paura. Viene affermato: “Studi approfonditi molto recenti hanno evidenziato un rischio di cancro del polmone associato al fumo di cannabis venti volte superiore oltre alla presenza di altre importanti patologie respiratorie” e viene citata come fonte il rapporto della British Lung Foundation “The Impact of cannabis on our lungs (Giugno 2012)”, che non è esattamente uno Studio (come vorrebbe farci credere il DPA), ma un sondaggio in cui è stato chiesto ai britannici cosa ne pensassero della pericolosità della cannabis.
Lo studio, in sintesi, scopre l’acqua calda, dimostrando che c’è bassa percezione del rischio sulla pericolosità della marijuana (il 32% degli intervistati, infatti, ritiene che la canapa sia meno dannosa del tabacco), ma partendo dal presupposto che la cannabis fa venire il cancro (da loro stessi deciso), è chiara la “bassa percezione del rischio”!
Per creare il presupposto sono stati selezionati alcuni studi, i soli e i pochi che facevano chiaramente comodo al DPA.
Serpelloni, che già aveva citato questo documento appena fu pubblicato, lo ritira fuori dal cassetto per convalidare le sue ‘tesi’ ed ecco che afferma: “Condividiamo pienamente non solo la preoccupazione della British Lung Foundation ma anche l’invito di aumentare la divulgazione di linee di indirizzo per la salute pubblica riguardo i numerosi danni che l’uso di cannabis e le sostanze stupefacenti possono produrre soprattutto tra i più giovani.”
In Gran Bretagna la giornalista Keelan Balderson ha accusato la BLF di “spacciare un mito sfatato da tempo”, sostenendo che non era la prima volta che la British Lung Foundation faceva simili affermazioni senza alcuna prova, difatti già in un precedente rapporto del 2002 la BLF dichiarava che “fumare tre spinelli al giorno produrrebbe un danno ai polmoni equivalente a quello causato dal consumo di 20 sigarette al giorno.” http://www.fuoriluogo.it/arretrati/2002/nov_03.html , ed ora da tre ‘spinelli’ si è passati addirittura ad uno, nonostante che nell’ultimo periodo gli studi sugli effetti antitumorali della cannabis, sia a livello curativo che preventivo, stiano emergendo in tutto il mondo e lo stesso dicasi anche per l’assoluta estraneità tra tumore polmonare e uso di cannabis, come comprovato dalle recenti ricerche in GB e in USA.
Alla richiesta di citare la ricerca che ha sostenuto l’affermazione che uno spinello aumenta il rischio di cancro come venti sigarette, la BLF non ha proferito parola e quindi è stata accusata di “mettere in circolazione informazioni false per catturare i titoli di stampa”.
Nel Rapporto della BLF ‘stranamente’ non vengono neanche citati (e il DPA e Serpelloni non sono da meno), tutti gli studi di un certo spessore che affermano esattamente l’opposto come quello, presentato dal Dr Donald Tashkin della UCLA nel 2006 alla American Thoracic Society International Conference e che esaminava 2252 casi tra malati e gruppo di controllo.
In questo studio il Dott. Tashkin dimostra che anche un consumo massiccio per lungo tempo della sostanza, usata anche oltre le 22.000 volte nell’arco dell’esistenza, non ha mostrato alcun aumento dell’incidenza dei tumori. Non è stata trovata nessuna associazione tra il fumare cannabis ed il cancro, nei risultati dello studio, mentre è stato trovato un aumento di 20 volte della probabilità di cancro polmonare tra i fumatori di tabacco che consumavano due o più pacchetti di sigarette al giorno.
Inoltre lo studio è arrivato alla conclusione che coloro che fumano esclusivamente cannabis hanno meno possibilità di sviluppare tumori ed altre affezioni polmonari, e quelli che fumano cannabis mischiata al tabacco hanno meno possibilità di contrarre queste patologie rispetto ai fumatori di solo tabacco, per un effetto protettivo che la cannabis fornisce contro gli effetti cancerogeni ed altri danni dei polmoni.
Un altro studio autorevole interessante, condotto negli Stati Uniti, ha interessato un numero di 5016 partecipanti, che sono stati seguiti per un tempo di 20 anni e anche questo studio è arrivato alla conclusione che il consumo di marijuana non è associato a problematiche polmonari: “Association Between Marijuana Exposure and Pulmonary Function Over 20 Years” http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1104848
Ci sarebbe da fare anche un’osservazione forse abbastanza ovvia, ma che mai viene esaustivamente trattata: lo spinello normalmente è fatto con tabacco (dal 50% al 95% a seconda che si tratti di marijuana o hashish), ed il resto è cannabis (il presunto colpevole), normalmente senza il classico filtro delle sigarette che trattiene moltissime sostanze nocive, quindi sarà abbastanza ovvio dire che il consumo di spinelli (contenenti tabacco e comunque combustione) è nocivo per la salute, volendo ignorare però che la cannabis può essere assunta anche attraverso i vaporizzatori e quindi annullando gli effetti del fumo.
Il documento proposto da Serpelloni, con la controfirma dei 18 presidenti di Società Scientifiche italiane, contiene talmente tante esagerazioni, falsità, citazioni di comodo (come quella autoesplicativa nel citare precedenti affermazioni di se stessi) da non avere nessuna validità scientifica, semmai bisognerebbe chiedersi come sia possibile, per alcuni personaggi oltre a Serpelloni di comprovata responsabilità, perseverare nelle convinzioni ideologiche senza alcuna razionalità e in palese contrasto con qualsiasi coerenza deontologica.
Sull’argomento è interventuto anche Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano, che dà man forte a Serpelloni affermando laconico: “..i medici, in particolare gli oncologi responsabili, dovrebbero incitare i potenziali consumatori e quelli attuali, sulla falsa riga della campagna anti fumo della sigaretta, a desistere da questo comportamento sbagliato e deleterio e a sollecitare il legislatore a non compiere interventi dannosi per la salute pubblica come quelli della legalizzazione delle droghe cosiddette leggere”.
Se fosse coerente con le sue dichiarazioni non si capisce il perchè allora il dott.Tirelli non si faccia promotore di una campagna per rendere illegale anche il Tabacco, visto che lo cita come esempio, di contro non avrebbe senso il suo ‘sollecitare’ al legislatore dichiarando di “non compiere interventi dannosi per la salute pubblica come quelli della legalizzazione delle droghe cosiddette leggere”, non considerando che con l’illegalità la sostanza è comunque in vendita in tutte le piazze d’Italia, e non sapendo esattamente la sua composizione la sua pericolosità è altamente maggiore, così come è capitato con le partite di marijuana scadente arrivate dall’Albania addizionate con altri composti chimici, oppure quella addizionata da polvere di vetro per aumentarne il peso.
Il dibattito sulla legalizzazione è oramai aperto a livello mondiale, dove tutti si domandano se è ancora possibile continuare con quest’inutile repressione verso i consumatori della cannabis, per contro, il proibizionismo sta affilando le unghie contro le proposte giunte da varie parti del mondo di legalizzazione, come quella proposta in Uruguay.
Continuare con questa politica di far smerciare la sostanza attraverso il mercato nero, con bassissima qualità e senza controllo, è il vero crimine contro la salute.
Il documento Statement Cannabis contiene talmente tanti argomenti da trattare e smontare che in un articolo sarebbe impossibile essere esaustivi, abbiamo trattato qualche aspetto, con maggior rilevanza alle affermazioni sulla pericolosità sui tumori, ritorneremo sicuramente sugli argomenti trattati da questo documento nei prossimi giorni, analizzando altre affermazioni, e denunciando la ‘guerra sporca’ condotta dietro le quinte del proibizionismo che non sa più dove appigliarsi per evitare di ammettere il proprio fallimento.
Davide Corda – ASCIA
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Legalizziamolacanapa Org Team
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