lunedì 10 maggio 2010

Il mio Bob Marley

Quando un'amico nel '74 mi fece ascoltare Natty Dread non lo apprezzai subito, venivo da anni di ascolti psichedelici, avevo le orecchie foderate di schitarrate, Jimi Hendrix, il blues, le novità del rock contaminato col jazz, col folk, con la classica, Frank Zappa e il suo immenso genio dissacrante, erano stati anni molto creativi e la fame musicale andava di pari passo con le lotte per i diritti civili, il movimento hippy era finito e di conseguenza anche le speranze per la legalizzazione della marijuana di cui Bob fu paladino, eppure quella musica in levare ad un primo ascolto non mi prendeva più di tanto, e dire che l'esplorazione di musiche etniche sparse per il pianeta era iniziata da tempo, ascoltavo registrazioni sul campo fatte in Burundi, Costa d'avorio, Algeria, Vietnam, India, Bali ecc... quindi essendo sempre alla ricerca della vibrazione cosmica mi misi d'impegno ed iniziai ad approfondire l'ascolto di questa musica caraibica che prendendo origine dal mento e dal calypso, dallo ska e dal rocksteady miscelata col rhythm and blues si stava diffondendo per il mondo e lentamente gustai quel battito che ancora accompagna le mie giornate a livelli maniacali. 
Ormai abituati alla scarsa informazione che girava si cercava ovunque di raccogliere notizie e musica, quando uscì il Live si consolidò la passione per il tipo di musica e per il messaggio di pace e amore che sprigionava e la lotta dei diseredati del mondo aveva il suo profeta. Si andava alla ricerca degli altri artisti reggae e col tempo si scopriva che Bob era già in giro da parecchio, che Peter Tosh era stato con lui agli inizi, che i Rasta stavano diffondendosi sul pianeta. Alcuni amici portavano novità dall'Inghilterra e fino agli anni '80 si faticava a trovare tutta quella moltitudine di interpreti che invase la scena musicale.
Entrò nei nostri cuori e divenne una guida, i suoi dreadlocks lo rendevano ancora più imponente, i dischi che uscivano erano capolavori che ci facevano danzare, e molti artisti rock iniziarono a comporre reggae, dai Rolling Stones a Lou Reed, da Patti Smith ai Police. Di nuovo avevamo una speranza ed anche la mia profezia di veder un giorno nascere una nuova corrente musicale dall'Africa in parte si realizzò, non era proprio dall'Africa ma comunque da un paese del cosidetto terzo mondo, Giamaica terra di legni e di acque (Xamaica), dove gli indiani Arawak furono sterminati dai colonialisti che inesorabilmente andavano a rimpiazzare la forza lavoro con gli schiavi africani.
Nell'estate del '79, andando in vacanza per isole greche, al Pireo mentre si bivaccava nei giardini del porto trovammo la copertina di Kaya che esibivamo come bandiera delle nostre basi, ovunque riecheggiavano le note delle sue canzoni, come in quella discoteca di Syros dove approdammo sentendo da lontano quella vibrazione ipnotizzante, ad Amorgos isola magica senza corrente elettrica ci ritrovammo con la luna piena ad intonare no woman no cry in un coro di venti esseri estasiati, accompagnati da una chitarra. Bob era la colonna sonora della nostra vita e il reggae si era insinuato in tutti quelli che si abbeveravano alla vibrazione cosmica ed il sogno di vederlo in concerto si avverò, gli stadi di Milano e Torino avrebbero celebrato l'evento a fine giugno dell'80.
Mai avevo atteso una star in quel modo, non era solo musica e non era il solito messaggio che già altri menestrelli avevano cantato, Bob Marley andava oltre, pregno di spiritualità e con il joint fumante, ecco Babylon solo quello sottolineava e noi a combattere come soldati di Jah.
All'una del pomeriggio io e Laura, che sposerò anni dopo, entrammo senza biglietto nel prato di San Siro, già mezzo pieno, il palco era molto alto, non eravamo vicini purtroppo ma ad una buona distanza, l'attesa spasmodica ebbe la colonna sonora di altri artisti tra cui il bluesman romano Roberto Ciotti che si era fumato un pò di quell'afgano che avevo per l'occasione, ma non vedevamo l'ora che apparisse Bob. 
Quando finalmente i Wailers intonarono le prime note accompagnando le canzoni delle I Threes l'atmosfera divenne magica, il reggae ti entrava dentro, il suono potente, sinuoso, tipico di quella musica mi inebriava, avevo i brividi, la pelle d'oca, un'emozione intensa e quando cominciò l'introduzione che inneggiava Marley! Marley! Marley! e apparve, fu ancora più forte e l'urlo liberatorio dei centomila si elevò al cielo, era tra noi per salvarci da Babylon! Avevo le lacrime agli occhi, le stesse che mi accompagnarono per i due anni successivi alla sua morte tutte le volte che risentivo quel concerto che degli amici avevano registrato.
Come potevo resistere all'impatto emotivo che sprigionavano Natural Mystic, Positive Vibration, War, Zimabwe, Zion Train, Get Up Stand Up che vide la luna ergersi sullo sfondo, risentire quel concerto quando Bob non c'era più era straziante; ascoltavo qualsiasi canzone di Bob senza problemi, ma quel live mi procurava un pianto impossibile da trattenere.
Quando il concerto terminò volevo andare anche a Torino ma con Laura avevamo programmato una partenza per le Cinque Terre e sul treno che la notte stessa ci portava in zona, in compagnia di altri ragazzi reduci dall'evento, le mie insistenze per andare da Bob non si esaudirono. 
Le notizie sul cancro di Bob non arrivavano che in modo frammentario, l'informazione non è mai stata quello che dovrebbe essere, quando morì la disperazione ci pervase ma grazie alla sua forza diffondemmo il verbo per il pianeta.
Capimmo sempre meglio, studiando la materia, cos'era il movimento rasta e cos'era il reggae e centinaia di artisti riempirono le nostre esistenze, per il globo si era diffusa la positive vibration.
Nell'87 e nell'88 andammo in Giamaica ed i pellegrinaggi a Nine Miles ed alla Tuff Gong furono intensi, piansi sulla pietra dipinta di rosso,giallo e verde in quella livida giornata nelle hills, dove lasciai copia del concerto milanese, allora inedito per il mondo, ne lasciai una copia anche ad un baracchino sulla spiaggia di Negril, ma in entrambi i casi non sembravano particolarmente entusiasti della cosa, ma questa è un'altra storia, la storia dell'umanità che vaga nel buio di Babylon, che confusa perde di vista l'essenza.
Nel corso degli anni e poi con l'avvento di internet la conoscenza si è approfondita, articoli, libri, concerti, ho cercato di raccogliere ogni nota, ogni immagine con Bob protagonista e sentire le prove, lo sviluppo del lavoro per arrivare a creare i capolavori che ci ha lasciato è un'avventura appassionante, vedere interviste e Bob in azione è sempre un'emozione che rende la vita migliore.
Quando Nine Miles vide schiudersi gli occhi di Robert Nesta Marley era il 6 febbraio del 1945, la Giamaica allora respirava ancora i fumi del colonialismo e trovarsi mulatti per i vicoli di Kingston a quell’epoca era un ulteriore ostacolo per la tranquilla evoluzione di un essere di madre terra.
Non fu una vita facile per Bob, abbandonato dal padre prima ancora di nascere e lontano dalla madre da bambino quando Cedella andò in città a trovare di che sopravvivere, il villaggio di Rhoden Hall non vedeva di buon occhio la relazione tra Norval Sinclair Marley, giamaicano bianco di discendenza inglese nato nel 1895 e la diciottenne Cedella Booker.

«Io non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre era bianco e mia madre era nera. Mi chiamano mezza-casta, o qualcosa del genere. Ma io non parteggio per nessuno, né per l'uomo bianco né per l'uomo nero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi ha creato e che ha fatto in modo che io venissi generato sia dal nero che dal bianco.»

Bob a 12 anni raggiunge la madre a Trenchtown, sono anni duri nei sobborghi degradati di Kingston, la violenza e i crimini dei rude boys che sbandati vanno contro il sistema sono la normalità, vittima di episodi di bullismo a causa della sua bassa statura e del suo sangue misto imparò ad autodifendersi e per la sua forza venne soprannominato Tuff Gong.

Lasciata la scuola a 15 anni lavora come fabbro/saldatore, l’iniziazione musicale avviene da parte del grande amico Neville O'Riley Livingston, "Bunny" per gli amici, che vive con suo padre e i suoi otto fratelli vicino a Bob e sua madre. Bunny lo introduce alla musica e al canto, partecipano insieme a canti religiosi, gli fa ascoltare i successi Rhythm & Blues del momento alla radio, costruisce una chitarra primitiva da una corteccia intagliata, un manico di bambù per l'impugnatura e dei fili elettrici come corde.
Bob e Bunny suonavano con Joe Higgs, un cantante locale Rasta, da molti ritenuto suo mentore e durante una jam session avviene l’incontro con Peter McIntosh.
Nel 1962  Bob pubblica i suoi primi due singoli, Judge Not e One Cup of Coffee, con il produttore Leslie Kong. 
Nel 1963 Bob Marley, Bunny Livingston, Peter McIntosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso e Cherry Smith fondarono un gruppo ska e rocksteady chiamato "The Teenagers". Più tardi il nome fu cambiato in "The Wailing Rudeboys", quindi in "The Wailing Wailers" e infine in "The Wailers"; nel 1966 Braithwaite, Kelso e Smith lasciarono la band.
Marley  leader del gruppo canta e scrive la maggior parte dei testi, il primo singolo Simmer Down con l’accompagnamento degli Skatalites, prodotto da Coxsone Dodd allo Studio One, raggiunse l'apice delle classifiche Giamaicane nel 1964 e i Wailers vennero proposti come miglior gruppo nazionale. Aiutando Coxsone a istruire i nuovi cantanti conosce le Soulettes, tra cui milita la cubana Alpharita Costantia Anderson “Rita” che inciderà in duetto Oh My Darling.
Nel febbraio del 1966 Bob sposa Rita, da lei ha avuto tre dei suoi tredici figli (due adottati dalla precedente relazione di Rita, tre avuti con la stessa, e altri 8 con altre donne), tutti che continuano la tradizione della musica del padre con notevole successo.
Dopo il matrimonio la coppia si trasferisce per alcuni mesi nella residenza della madre Cedella a Wilmington, nel Delaware dove Bob lavorerà alla Chrysler. Quando torna in Giamaica aderisce al movimento Rastafariano, che nato alla fine degli anni '20 vide la profezia delle sacre scritture predicata da Marcus Mosiah Garvey (1887-1940) realizzarsi con l'incoronazione ad Imperatore d'Etiopia nel 1930 di Haile Selassie I, 225° discendente di Re Salomone e della Regina di Saba, riconosciuto come il Cristo nella Sua Seconda Venuta.
Dopo un litigio con Dodd, Bob, Peter e Bunny si uniscono alla band di Lee "Scratch" Perry, The Upsetters, la collaborazione che durerà meno di un anno viene ritenuta fondamentale per la carriera di Marley e la produzione migliore dei Wailers prenderà forma in questo periodo, Bob e Lee si separarono dopo una disputa sui diritti di registrazione, ma rimasero amici e lavorarono ancora insieme, gli Upsetters Carlton e Aston Barrett entrarono a far parte della leggenda.
Sono anni intensi, produttori e case discografiche che si susseguono, Bob sente che deve far uscire dall'isola quella vibrazione che nei '70 invaderà il mondo.
Nel 1967 la band creò una propria etichetta, la Wail'N Soul'M Record che chiuse i battenti dopo pochi mesi, il primo singolo fu Bend Down Low/Mellow Mood.
Tra il 1968 e il 1972 Bob, Rita, Peter e Bunny registrarono una riedizione di alcune vecchie canzoni per la JAD Records prodotti da Danny Sims, più di 200 pezzi, tra cui Selassie Is The Chapel scritta negli anni ‘20 da Artie Glenn, registrata nel 65 da Elvis Presley e adattata ora da Mortimer Planno, leader rasta, guida per Bob e accompagnatore ufficiale di Hailè Salessie durante la visita in Giamaica. A Little Prayer scritta e cantata da Planno era il lato b di questo 45 giri stampato in 26 copie di cui 12 spedite in Etiopia. Nell'estate 1971 Marley accetta l'invito di Johnny Nash di raggiungerlo in Svezia per collaborare alla composizione di una colonna sonora, in una camera d’albergo vibra un medley acustico che vedrà luce nel ‘92 nel box di 4 cd Songs of Freedom.
Durante il soggiorno europeo Bob, che ha  appena fondato l'etichetta Tuff Gong, firma per la CBS. 
Nel dicembre 1971 Bob Marley si reca da Chris Blackwell della Island Records alla ricerca di un contratto discografico, che ottiene con un lauto anticipo di 8.000 sterline, Chris trascorse l’infanzia in Giamaica e nel 1959 fondò la casa discografica che trasferitasi a Londra divenne leader nelle produzioni rock, nel 64 produsse My Boy Lollipop che divenne un hit ska. 
Tra il 65 e i primi anni 70 erano usciti gli album The Wailing Wailers, Soul Rebels, Soul Revolution, Soul Revolution Part II, The Best of The Wailers e African Herbsman ma fu nel 73 con Catch a fire registrato, confezionato e pubblicizzato pensando al pubblico rock che inizia il lancio planetario dei Wailers e la fama crescerà con dei tour di notevole successo in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Nel 1974 esce Burnin  che conteneva "I Shot the Sheriff" di cui Eric Clapton produsse una cover contribuendo ad aumentare la popolarità internazionale di Bob Marley.
Nello stesso anno i Wailers si sciolgono, Bob, Peter e Bunny, personalità forti, ognuno con le sue caratteristiche preferiscono continuare da solisti.
Bob Marley & the Wailers ovvero Carlton e Aston Barrett, detto "Family Man", rispettivamente alla batteria e al basso, Junior Marvin e Al Anderson alla chitarra, Tyrone Downie ed Earl Lindo detto "Wya" alle tastiere, Alvin Patterson "Seeco" alle percussioni, le "I Threes" Judy Mowatt, Marcia Griffiths e Rita all'accompagnamento vocale nel 1975 irrompono sul mercato internazionale con il primo storico singolo, "No Woman, No Cry", dall'album Natty Dread.
Live! pubblicato nel 1975 documenta il concerto al Lyceum di Londra con la più conosciuta versione di No Woman No Cry, inserita poi nella raccolta Legend. 
Nel 1976 Rastaman Vibration rimase quattro settimane nella top ten di Billboard Charts negli Stati Uniti, del disco faceva parte War il cui testo era tratto dal discorso tenuto alle Nazioni Unite nel 1963 da Haile Selassie.
"Finché il colore della pelle di un uomo non avrà più valore del colore dei suoi occhi; finché i diritti umani fondamentali non saranno ugualmente garantiti a tutti, senza distinzione di razza; fino a quel giorno, il sogno di una pace duratura, la cittadinanza del mondo e le regole della morale internazionale resteranno solo una fuggevole illusione, perseguita e mai conseguita."
Nel dicembre 1976, due giorni prima di "Smile Jamaica" un concerto organizzato dal primo ministro della Giamaica, Micheal Manley, allo scopo di alleggerire le tensioni tra i due gruppi politici in guerra, Bob, la moglie Rita e il loro manager Don Taylor vengono assaliti da un gruppo armato nella residenza di Bob. Taylor e Rita riportarono ferite gravi, Bob riportò solo delle ferite lievi al petto e al braccio. Si ritiene che tale attacco fosse stato causato da motivi politici, essendo visto il concerto come un modo di sostenere il primo ministro Manley. 
Il concerto si tenne e quando a Bob fu chiesto perché avesse cantato quella sera rispose: "Perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero... Come potrei farlo io?!"
Bob si trasferì in Inghilterra dove registrò gli album Exodus e Kaya usciti nel 77 e 78. Exodus rimase nelle classifiche inglesi 56 settimane consecutive, vent’anni dopo la rivista Time lo nominò miglior album del 20° secolo.
In Inghilterra, Marley fu arrestato per possesso di piccole quantità di cannabis, mentre viaggiava verso Londra.


Nel luglio 1977 gli fu diagnosticato un melanoma maligno a un alluce a seguito di un’infortunio durante una partita di calcio, ma rifiutò le cure anche per l’osservanza del Rastafarianesimo secondo cui il corpo umano deve rimanere "integro". Nel 1978 esce Babylon By Bus un doppio vinile dal vivo che documenta un altro trionfale tour .
Bob Marley organizza un nuovo concerto politico in Giamaica, One Love Peace Concert, sempre nel tentativo di riappacificare le due fazioni politiche. Lo storico evento vide Bob invitare sul palco i due leader rivali Michael Manley ed Edward Seaga a stringersi la mano, riceve dalle Nazioni Unite la medaglia per la pace del terzo mondo.
Nel 1979 fu prodotto Survival, album ricco di testi politici, canzoni come Zimbabwe, Africa Unite, Wake Up and Live e Survival raccontavano delle sofferenze dei popoli africani.
Il tour di quell’anno toccherà anche Giappone, Nuova Zelanda e Australia, il 21 luglio 1979 i Wailers partecipano all'Amandla Festival tenuto allo stadio di Harvard a Boston per sostenere la lotta all'apartheid in Sudafrica undici anni prima che Mandela fosse liberato dalla prigionia. 
A coronamento del tutto l’Africa conoscerà il suo paladino e nel gennaio del 1980 Bob viene invitato dal re del Gabon a tenere un concerto a Libreville, in seguito il 18 e 19  aprile si terranno quelli storici per le celebrazioni dell’indipendenza dello Zimbabwe.
Nel 1980 il disco Uprising segna la fine della produzione di Bob Marley. Si tratta di un disco pregno di significato religioso, che contiene singoli come Forever Loving Jah e Redemption Song in cui Bob canta “Emancipate yourselves from mental slavery, no one but ourselves can free our minds” parole di Marcus Garvey.  
Il cancro nel frattempo si estese dall'alluce destro al cervello, ai polmoni, al fegato e allo stomaco. Dopo aver concluso una trionfale tournée estiva in Europa suonando anche in Italia (100.000 spettatori allo Stadio Meazza di Milano il 27 giugno 1980 e 60:000 a Torino il giorno dopo) Marley tornò negli USA e portò a termine le prime date e dopo i concerti del 19 e 20 settembre al Madison Square Garden di New York ebbe un collasso facendo jogging al Central Park. Il 23 settembre 1980 Bob tenne il suo ultimo concerto allo Stanley Theater a Pittsburgh, il gruppo accellerò leggermente i pezzi temendo che non arrivasse alla fine. Per un mese seguì la chemioterapia  all’ Ospedale Sloan Kettering Center, nel giro di una settimana aveva perso 12 chili e i suoi capelli avevano cominciato a cadere. Un pomeriggio in hotel il suo cuoio capelluto bruciava così tanto che si era tolto i dreadlocks con le mani, i medici pronosticarono che dalla morte non lo separava più di un mese.
Il 4 novembre 1980, batezzato col nome di Berhane Selassie, diventa membro della chiesa ortodossa etiope.
Bob partì per Monaco in Germania per un consulto medico dal dottor Josef Issels, un ex ss nazista specializzato nel trattamento di malattie in fase terminale, nei primi mesi di cure migliorò considerevolmente e fu anche in grado di giocare a calcio, fece lunghe passeggiate in montagna ma poi non ci fu più speranza. L’ulteriore peggioramento sul volo di ritorno dalla Germania verso la Giamaica determinò la deviazione su Miami, dove Bob venne ricoverato presso il Cedar of Lebanon Hospital dove morì la mattina dell'11 maggio 1981. Le ultime parole di Bob furono rivolte al figlio Ziggy Marley: "Money can't buy life".
In ottobre uscì Changes are con registrazioni inedite effettuate tra il 67 ed il 72.
Bob Marley ricevette funerali di stato in Giamaica, con elementi combinati dei riti delle tradizioni dell'ortodossia etiopica e Rastafari. Fu sepolto in una cappella vicino al suo luogo di nascita, insieme alla sua Gibson Les Paul "Solid Body", il suo pallone da calcio, una pianta di marijuana, un anello che indossava ogni giorno, donatogli dal principe etiope Asfa Wossen e una Bibbia, la madre di Bob affermò che l'anello era tornato in Etiopia. Un mese dopo i funerali, fu riconosciuto a Bob Marley il Jamaican Order of Merit.
Bob Marley morì senza fare testamento il che comportò alcuni problemi legali dovuti anche ad un falso testamento messo in giro da Rita che non sempre ha mostrato limpidezza pur essendo una gran donna.  
  
Nel 1983 esce un album postumo dal titolo Confrontation che contiene la celebre Buffalo Soldier e viene pubblicato In The Beginning, interessante raccolta di incisioni del periodo 67-72 con inediti.
Nel 1984 la raccolta Legend divenne uno dei dischi più venduti al mondo, continuano ad uscire cofanetti, raccolte, deluxe edition, rimasterizzati che ogni tanto contengono inediti, versioni alternate, edizioni di antichi 45 giri oltre ad alcuni concerti e la discografia è sempre una jungla.
Nel 1991 l’album Talkin' Blues contiene registrazioni dal vivo e in studio con pezzi dell’ottobre 73 alla radio KSAN-FM di San Francisco e frammenti di interviste alla radio giamaicana del 75.
Nel 1994 viene inserito nella Rock and Roll Hall of Fame.  
Nel 2001 Bob Marley è stato insignito del premio Grammy alla carriera, la BBC elegge "One Love" canzone del millennio e viene ricordato con una stella sulla Walk of fame a Holliwood.
Nel 2006 la città di New York ha nominato una porzione di Church Avenue che va da Ramsen Avenue alla novantottesima strada, nell'East Flatbush di Brooklyn, Bob Marley Boulevard.
Nel 2007 le autorità ecclesiastiche dell'isola hanno deciso che accanto ai testi degli inni religiosi d'ora in poi nelle chiese anglicane giamaicane si troveranno anche le canzoni di Bob Marley e Peter Tosh.
Molti i riconoscimenti, i tributi e le feste che il pianeta dedica a questo straordinario piccolo grande uomo, è considerato dal suo popolo una guida spirituale e ogni 6 febbraio in Giamaica vi è una festa nazionale in suo onore. 
Diverse uscite video, prima in videocassette ed in seguito in dvd, hanno rivelato con le immagini ancora meglio la grandezza di Marley, ottimi i documentari Carribean Night e Rebel Music corredati anche da interviste, e Catch a fire che ripercorre la realizzazione dell’album omonimo, imperdibili Live at the Rainbow che documenta il grande concerto del 77, Live at Santa Barbara County Bowl 79 e Time Will Tell che contiene varie apparizioni tra cui quella nello Zimbabwe, da non dimenticare comunque Legend, Reggae Sunsplash del 79 con esibizioni anche di Burning Spear, Third World e Tosh, Heartland Reggae (One Love Peace Concert) con Jacob Miller, Dennis Brown e Tosh tra gli altri, Bob Marley Live In Concert il film di Stefan Paul è incentrato sullo show di Dortmund del 1980 più qualche ripresa del Sunsplash e dei funerali.
Innumerevoli i libri, anche fotografici usciti nel mondo, in tempi recenti anche quelli della madre Cedella e della moglie Rita, un'eccellente fonte di informazioni su Bob Marley come uomo, sulla sua religione, la sua musica e il movimento legato a lui si trova nel libro di Timothy White, Catch a Fire. 
Altro testo fondamentale per conoscere la districata discografia è Bob Marley and the Wailers: The Definitive Discography di Roger Steffens grande collezionista e archivista di reggae.
Con la comparsa di internet hanno iniziato a circolare registrazioni audio e video inedite e si spera sempre in stampe ufficiali e di buona qualità, i siti che parlano di Bob sono infiniti, fans scrupolosi redigono elenchi di registrazioni, foto, articoli che hanno contribuito ad approfondire il lavoro e la vita di Marley.
Un posto speciale al BobMarleyMagazine http://www.bobmarleymagazine.com/ creato nel 2000 da Ivan Serra e Marco Virgona a cui ultimamente si è affiancato Davide “Rastapax, collaboratore di Rasta Snob, storica rivista reggae, sito che è cresciuto diventando popolare nel mondo per l’appassionato forum e per le rarità che raccoglie.
Citare tutte le fonti sarebbe arduo, navigando ci si perde, eccone alcune da cui ho attinto per completare le notizie: 

5 commenti:

  1. Grazie Maurizio, in poche righe sei riuscito a raccontare chi era Bob e soprattutto cosa ha rappresentato per tutti noi...Personalmente, già dal primo ascolto, rimasi quasi paralizzato dal sound di Bob, da quel ritmo ipnotico pressochè sconosciuto, dalla potenza del messaggio...Ricordo come lasciai lo stadio di San Siro totalmente senza voce, camminando a mezzo metro da terra...Ho la convinzione che quel concerto storico - una indimenticabile esperienza estatica di gruppo...- sancì in qualche modo la fine della controcultura come fenomeno di massa, la fine di quel 'viaggio' collettivo che era iniziato negli anni '60...Con la morte di Bob ebbero inizio i bui anni '80 e la drammatica discesa nei tempi oscuri che stiamo tuttora vivendo. Grazie a Dio però,malgrado tutti i tentativi fatti per oscurare e denigrare quel periodo storico, nessuno è riuscito a portarci via Bob e la sua musica e il suo messaggio continueranno ad accompagnarci e a passare di generazione in generazione...Jah bless!

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  2. Grazie, ti ho letto davvero molto volentieri.
    denise

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  3. grande racconto, Maurizio!!!!

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