mercoledì 20 novembre 2024
martedì 19 novembre 2024
Soul Shakedown Party 19 Novembre 2024
https://www.podomatic.com/podcasts/piertosi/episodes/2024-11-19T14_59_27-08_00
https://piertosi.podomatic.com/enclosure/2024-11-19T14_59_27-08_00.mp3
Seun Kuti – Dey (Gaudi/Letts rmx) (Record Kicks single)
Aswad – Dub Fire (Live In London album, SMC)
Ashanti Selah – Leaders Of Liberation (Ariwa single)
Awa Fall – Dark Clouds (Ariwa single)
OBF/Iration Steppas – What A Ting (Revelation Time album, Dubquake)
OBF/Sammy Dread – Evening Love (Dubquake single)
No Finger Nails/Tom Spirals – Mr. Trillionaire (Michael Exodus rmx)
Chalart 58/Roberto Sanchez – Kingdom Fall (La Panchita single)
Chant Vibration – Keep Believing (Keep Believing album, One Love)
Chant Vibration – Ovah (Keep Believing album, One Love)
Chant Vibration – Prisoner (Keep Believing album, One Love)
Taj Weekes/Zion Albert – Great Divide (Eyes To See album, Jatta)
Screwdriver – International Herb (Irie Ites single)
Jah Lil – Can A Man Cry (Can A Man Cry album, Out Deh)
Jah Lil – Warn Yuh (XTM Nation single)
Carlton Livingston/Josey Wales – Side Chick (South Rockers single)
Dreghe & I Fioi – Sta Umanità (Venexian Fora Casa album, Dreghe)
Roy Shirley – Hold Them (Music Is The Key compilation, Trojan)
The Shades – Never Gonna Give You Up (Techniques & Friends compilation, Dub Store)
Derrick Harriott – Reach Out I'll Be There (Derrick Harriott Rocksteady compilation, Dub Store)
The Techniques – The Reason Why (Techniques & Friends compilation, Dub Store)
The Techniques – I'm In The Mood For Love (Ba Ba Boom compilation, Trojan
The Tartans – It's Not Right (Merritone Rocksteady 3 compilation, Dub Store)
Lloyd & Devon – Red Bumb Ball (Red Bum Ball compilation, Pressure Sounds)
Junior Soul – Miss Cushie (ABC Rocksteady compilation, Doctor Bird)
The Original Orchestra – Starlight (ABC Rocksteady compilation, Doctor Bird)
Greyhound – Black & White (Fontana 7”)
Dandy Livingstone – Rudy, A Message To You (Young, Gifted & Black compilation, Trojan)
Dice The Boss – Funky Duck (Funky Chicken compilation, Trojan)
Duke Morgan – Lick It Back (Bamboo 7”)
Lee Perry & Upsetters – Jungle Lion (Upsetter 7”)
Sidney, George & Jackie – Papa Was A Rolling Stone (Jamaica Funk compilation, Soul Jazz)
The Visions – The Girl I Love (Trojan Revive Box Set compilation, Trojan)
lunedì 18 novembre 2024
Per Valditara la lotta al patriarcato è solo ideologia
https://www.radiopopolare.it/per-valditara-la-lotta-al-patriarcato-e-solo-ideologia/
DI ANNA BREDICE
Due visioni diverse, forse anche inconciliabili. Quella di Gino Cecchettin, improntata all’amore, al rifiuto dell’odio, alla battaglia per un’educazione all’affettività nel nome di sua figlia, “la cui vita, dice, era ispirata all’amore”. L’altra visione, quella del ministro dell’Istruzione Valditara, senza nessuna remora e nemmeno senso dell’opportunità, è quella dell’esclusione, del razzismo, dell’indicare il nemico da odiare, che non è il carnefice che sta in casa, il marito, il fidanzato, il collega, come dicono tutte le ricerche e anche le storie delle 120 vittime che ci sono state dalla morte di Giulia, no è l’immigrato, la “devianza, dice Valditara, portata dall’immigrazione clandestina”.
Il ministro dell’Istruzione, a cui in molti si sono appellati in questi mesi per poter avere nelle scuole l’insegnamento all’affettività e alla sessualità, è intervenuto con un video, gelando la sala della Regina alla Camera dei Deputati.
Prima del riferimento agli immigrati, ha trovato il modo di negare la battaglia stessa della famiglia Cecchettin. Per Valditara è sbagliata la lotta al patriarcato, è pura ideologia dice, quella battaglia era invece contenuta nell’appello della sorella di Giulia, Elena, che risponde al ministro dell’Istruzione con indignazione “cosa ha fatto il governo in questo anno, si chiede, se avessero ascoltato invece di fare propaganda, non continuerebbero a morire centinaia di donne”, una battaglia che è stata fatta propria anche dal padre.
Con la spilla della Lega al bavero, Valditara ha in sostanza offeso la famiglia Cecchettin, deviando l’attenzione sugli immigrati, l’ha spostata dall’oggetto in questione oggi, e cioè il fidanzato italianissimo che ha ucciso Giulia. È quello che la Lega cerca di non vedere, umiliando così la battaglia di un padre, il quale, ancora oggi, nel giorno in cui esattamente un anno fa seppe della morte della figlia, ribadisce di non volere odiare, di voler dedicare invece tutte le sue energie per gli obiettivi della fondazione, educazione nelle scuole, formazione degli insegnanti e nei luoghi di lavoro, borse di studio e iniziative. Ma forse nel cuore del Parlamento, quelle parole del ministro hanno graffiato il coraggio e la speranza di Gino Cecchettin, con amarezza ha commentato “ci sono valori condivisi e altri su cui dovremo confrontarci.”
Soul Shakedown Party on Hitz 92 FM Jamaica November 14
https://www.podomatic.com/podcasts/piertosi/episodes/2024-11-15T09_21_22-08_00
https://piertosi.podomatic.com/enclosure/2024-11-15T09_21_22-08_00.mp3
Bob Andy – Sun Shines For Me (Freely album, I-Anka)
Bob Andy – My Time (Lots Of Love & I album, Doctor Bird)
Gregory Isaacs/Trinity – Love Is Overdue (GG's 12”)
Otis Gayle – What You Won't Do For Love (Studio One Power Mix compilation, Studio One/Soul Jazz)
Sugar Minott – Good Thing Going (RCA 7”)
Isha Bel – Jah Time (Ionesphere single)
Prezident Brown – Sweetest Thing (Ionesphere single)
Frankie Paul – Certain Kinda Rhythm (Redman International: We Run Things compilation, VP)
Ky-Mani Marley – New Creature (Dubshot single)
Third World – African Woman (Live In Hawaii & Jamaica album, Tabou One)
Lloyd Parks – Slaving (Vena single)
Lutan Fyah – Judgement (Reggae Vibes riddim)
Hornsman Coyote – Rebel Hammer (Madman Slide album, House Of Riddim)
Quan Nelson – Jah Soldier (Addis single)
R&D Vibes 16 novembre 2024 - 100 Years. Un secolo di radio con Ital Pot & friends
https://radiosonar.net/podcast/rd-vibes-9-07-100-years/
https://radio.sonarproject.net/media/podcast/2425/redvibes/redvibes16112024.mp3
Siamo nell’etere da diciotto stagioni ma questo mezzo di comunicazione che amiamo, la radio (a proposito: da questa settimana andiamo in onda anche su Radio Ciroma e Radio Grad: bless UP!), festeggia in Italia il primo secolo di vita proprio quest’anno. Noi celebriamo tale ricorrenza a modo nostro, con decine di novità musicali e con tanti amici che ci vengono a trovare in studio: King Daddy, Militant Cav, Jam P e Lisa che ci racconteranno un po’ di avventure da soundboys in giro per l’Italia. Ovviamente non ci dimenticheremo dei grandi artisti viventi che festeggiano il compleanno questa settimana con gli auguri dell’Almanacco di Laganà a Leroy Brown!
Theme tune – LINEA DI MASSA LDM Sound System – Reasoning (unreleased)
01 – Leroy Brown and Black Traps – Blood A Go Run (Root Out)
02 – Leroy Brown & The 18th Parallel – Times Tough (Fruit Records)
03 – Nat Birchall – Lalibela (new release)
04 – Smoke and Mirrors Sound System – Hollywood Boulevard Dub (Victor Rice Mix) (Escapte Hatch’s new release)
05 – Smoke and Mirrors Sound System ft. Silky Hookings & Brother Culture – Sightsee MC (Escapte Hatch’s new release)
06 – Smoke and Mirrors Sound System – Sightsee MC Dub (JonQuan Mix) (Escapte Hatch’s new release)
07 – JonQuan & Ranking Joe & Victor Rice – Top Ranking (Easy Star Records-Quan Records’ new release)
08 – JonQuan & Victor Rice – Darker Shade of Quan (Easy Star Records-Quan Records’ new release)
09 – Mandlion – Words Of Mandolin – alternative MIX (Lion’s Den’s prerelease)
10 – Haroon Ayyaz – Words Of Wisdom (Lion’s Den’s prerelease)
11 – Val Tribulation – Feel The Rhythm Dub (Lion’s Den’s unreleased)
12 – PROTOJE – 80’s Wild (Ineffable Records’ new release)
13 – Busy Signal – In Every Country (River Nile Entertainment’s new release)
14 – Dubism – Che (Pressure Sounds)
15 – DUbism – Che Version (Pressure Sounds)
16 – Chalart58 & Roberto Sánchez – Kingdom Fall (La Panchita Records’ new release)
17 – Earth & Power – A la Montagne (Earth & Power Records)
18 – Earth & Power – What the People Want (Earth & Power Records)
19 – Earth & Power – What the People dUb (Earth & Power Records)
20 – King Kietu x Omar Perry – Fly Omar Fly (TDE’s new release)
21 – Dubzoic ft. Mannaroman – Bun Out Vampire (Mystic Temple Records’ new release)
22 – Daman – Stop Bombing Gaza
mercoledì 13 novembre 2024
I Rolling Stones a Roma: il concerto a fine maggio 2025 allo stadio Olimpico
https://www.quotidiano.net/magazine/rolling-stones-concerto-roma-a5mrthwi
Mick Jagger, Keith Richards e Ron Wood tornano nella capitale dopo 11 anni nell’ambito dell’Hackney Diamonds Tour
Roma, 13 novembre 2024 – Sembra che l’annuncio ufficiale arriverà solo tra fine gennaio e inizio febbraio, ma la tranche europea dell’Hackney Diamonds Tour dei Rolling Stones è praticamente cosa fatta, com’è praticamente cosa fatta l’unica tappa italiana allo stadio Olimpico di Roma, in agenda l’ultima settimana di maggio ad avvio della lunga estate rock capitolina.
Dopo mesi di indiscrezioni, infatti, pure il sito stonenews.com, vicinissimo alla band, parla esplicitamente di ‘Europe-Tour 2025’. A proposito delle offerte sul tavolo, Mick Jagger in estate aveva detto: “Valuteremo le proposte e andremo e dove sarà più divertente, potrebbe essere l'Europa, il Sud America, ovunque". Ecco, sarà l’Europa per venti notti o giù di lì tra maggio e luglio. La scelta degli spalti giallorossi e biancoazzurri sarebbe dovuta alla natura eminentemente da stadio della tournée che riporta Mick Jagger, Keith Richards e Ron Wood, 218 anni in tre, nella Capitale undici anni dopo la gloriosa tappa al Circo Massimo del 14 On Fire e diciotto dopo quella (meno fortunata) allo stesso Olimpico del Bigger Bang Tour.
Partita il 28 aprile scorso dal NRG Stadium di Houston per surfare sull’onda alimentata dalla pubblicazione del ventiquattresimo album in studio della band inglese ‘Hackney Diamonds’, la carovana linguacciuta torna nel nostro Paese dopo lo show celebrativo dei sessant’anni approdato pure a San Siro nel luglio del 2022. Vista la collocazione in calendario, Ron Wood compirà 78 anni solo qualche giorno dopo lo show capitolino, mentre Sir Mick 82 a luglio, ma di appendere la chitarra al chiodo non sembrano avere la minima voglia.
I Rolling Stones tornano a Roma
I Rolling Stones potrebbero tornare a Roma nel 2025 per un concerto all'Olimpico, dopo il successo dei Coldplay. La band inglese, con un'età media di 80 anni, continua a stupire e emozionare il pubblico.
Dopo Chris Martin, Mick Jagger. Se l’asso pigliatutto dell’estate romana 2024 sono stati i quattro concerti allo Stadio Olimpico dei Coldplay, sembra quasi fatta, per quella 2025, la rentrée tra gli spalti di Roma dei Rolling Stones. Per la band inglese sarebbe la sesta volta a Roma (nella primavera del ’67 al Palazzo dello Sport e nell’estate 1990 allo Stadio Flaminio gli show, però, furono doppi) e la seconda all’Olimpico. Il precedente non è dei più memorabili, visto che in quel luglio 2007 all’invito del Bigger Bang Tour risposero meno di 40mila fan; un mezzo passo falso riscattato dagli eroi di Jumpin’ Jack Flash sette anni dopo con un megashow al Circo Massimo davanti a oltre 70mila anime adoranti passato in archivio tra i più belli del 14 On Fire Tour ("finalmente un luogo più vecchio di me" scherzò nella circostanza Sir Mick, che quattro giorni fa ha compiuto 81 anni).
Passati da San Siro due anni fa col celebrativo Sixty Tour, Keith Richards & Co. porterebbero all’Olimpico, condizionale d’obbligo fino all’ufficializzazione delle date europee, quell’Hackney Diamonds Tour legato a doppio filo all’album omonimo – il ventiquattresimo in studio, uscito a ottobre – varato lo scorso aprile al NRG Stadium di Houston. L’estate prossima i “Glimmer Twins” e Ronnie Wood sommeranno assieme un’anagrafe veneranda, 240 anni in tre, ma dalle cronache Usa sembra che la voglia di stupire sia ancora la stessa di quando arrivavano a malapena a 100. La speranza, quindi, è che il cielo li conservi così ancora per un (bel) po’.
martedì 12 novembre 2024
Soul Shakedown Party 12 Novembre 2024
https://www.podomatic.com/podcasts/piertosi/episodes/2024-11-12T14_55_25-08_00
https://piertosi.podomatic.com/enclosure/2024-11-12T14_55_25-08_00.mp3
Lorenzo – On A Mission (Street Rockaz single)
Stranjah Miller – Too Hot (Street Rockaz single)
Powerman – Generation Of The Vipers (Reggae Vibes Music single)
Dreama – Ghetto Heaven (Reggae Vibes Music single)
Luciano – New Sheriff (Tasjay single)
Anthony B – Rocksteady (Tasjay single)
Hekima – My Game (Hekima single)
Suoni Mudù – Arret Ddo (Hekima single)
Etana/Mr. Cheecks – Weh Di Weed Deh (Nectar Of The Gods album, Freemind Music)
Protoje – 80's Wild (The Jamaican Situation EP, In.Digg.Nation/Ineffable)
Lion D – Sound Murderah (Bizzarri single)
Lion D – Strength Of A Champion (All In This Together album, Bizzarri)
Lion D – Born A Rebel (All In This Together album, Bizzarri)
Imeru Tafari – Anguish (The Essential album, Koastal Kings/Dubshot)
Kumar/18th Parallel – Clean Up Your House (Tales Of Reality album, Fruits/Easy Star)
Chant Vibration – Reaction (Keep Believing album, One Love)
Hornsman Coyote/House Of Riddim – Love Line (Madman Slide album, House Of Riddim)
Message – Lightning & Thunder (Message II album, Messengers)
Nat Birchall – Eastern Sounds & System (Na-Bi single)
Roman Stewart – Give Thanks (Give Thanks album, Thompson Sounds)
Roots Radics – Give Thanks Dub (Give Thanks album, Thompson Sounds)
The Royal Rasses – Kingston 11 (God Sent/Common Ground 12”)
The Royal Rasses – One Common Need (God Sent/Common Ground 12”)
Dennis Brown – Tribulation (Observer Gold 10”)
Dennis Brown – Vineyard (Joe Gibbs 10”)
Gregory Isaacs – Motherless Children (Taxi 12”)
Prince Allah – Daniel (Stars 12”)
Tappa Zukie – Black Man (Stars 12”)
The Symbols – Misunderstanding (Archive 12”)
Yabby You & The Prophets – Undivided World (Vivian Jackson 12”)
Talisman – Wicked Dem (Recreational 12”)
Steel Pulse – Prediction (Island 12”)
Pablo Gad – Oh Jah (Hard Times album, FORM)
lunedì 11 novembre 2024
Una bugia non diventa verità, il torto non diventa giusto e il male non diventa bene solo perché è accettato dalla maggioranza - Booker T. Washington
Una bugia non diventa verità, il torto non diventa giusto e il male non diventa bene solo perché è accettato dalla maggioranza
(Booker T. Washington)
Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere - Bertolt Brecht
Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere - Bertolt Brecht
L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione ~ Erich Fromm
L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione ~ Erich Fromm
Il capolavoro dell'ingiustizia è di sembrare giusta senza esserlo - Platone
Il capolavoro dell'ingiustizia è di sembrare giusta senza esserlo
(Platone)
Il capitalismo sta mangiando sé stesso: l’indicibile origine della vittoria di Trump - di Riccardo Maggiolo
https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/10/news/il_capitalismo_sta_mangiando_se_stesso_lindicibile_origine_della_vittoria_di_trump-17685553/?ref=nl-huff-f-week
È l’involuzione finale di un modello economico che ci ha donato un mondo di abbondanza materiale – e per questo dovremmo essergli grati – ma per farlo ci sta trascinando nella deprivazione relazionale
Lo so, non ne potete più delle analisi sulla vittoria di Donald Trump. Vi capisco, è lo stesso per me. “Ha parlato alla pancia dell’America”, “Si è dimostrato autentico”, “Usa un linguaggio semplice”, “Ha incanalato rabbia e risentimento verso le élite”. Ma forse ancora di più negli ultimi giorni si sono affollate le analisi della sconfitta democratica: “Hanno trascurato i lavoratori”, “Biden si è ritirato in ritardo”, “Harris non si è distaccata da Biden”, “Waltz è stata una scelta sbagliata”. Leggendo queste analisi la sensazione, francamente, è di una diffusa inadeguatezza nello spiegare quello che potrebbe essere, per profondità e durata delle implicazioni, il più importante evento storico del XXI secolo fin qui.
Intendiamoci, non che esse siano prive di fondamento. Tuttavia, la sensazione è che lascino il tempo che trovano. Un po’ perché appaiono traboccanti di “senno del poi” – viene sempre da chiedersi quanti commentatori avrebbero dette le stesse cose con la stessa sicumera il giorno prima delle elezioni. Un po’ perché mancano di originalità – si sostenevano più o meno le stesse cose nel 2016. Ma soprattutto, come dicevo, perché non risultano davvero credibili davanti all’enormità dell’evento a cui abbiamo assistito.
Provando a spiegarsi con una metafora, è come se diversi calciatori di una squadra avessero cominciato a segnare nella propria porta e tutti discutessero degli allenatori: dell’incapacità di quello della squadra che si fa autogol e della genialità di quello avversario. Per carità, magari qualche colpa e qualche merito di chi sta in panchina ci sarà anche, ma il fatto eclatante rimane: i calciatori stanno proprio giocando un altro sport, e non si stanno rendendo conto che così facendo stanno perdendo la partita.
Insomma, ci sono due enormità indicibili di fronte ai nostri occhi. La prima, più sopportabile ma comunque rilevante, è che gli schemi e le regole classiche della politologia e della strategia elettorale sembrano saltate o quantomeno fortemente incrinate. È infatti evidente a tutti che i democratici e Kamala Harris hanno osservato e applicato con buona solerzia tutte o quasi le pratiche, le tattiche e i trucchi da manuale su come si dovrebbe fare politica e vincere le elezioni. E Trump invece le ha infrante tutte.
Mentre si discuteva della risata e della capigliatura di Kamala Harris, Donald Trump appariva con un cerone che lo faceva sembrare arancione e ballava goffamente sul palco. Quando si dibatteva se Biden intendesse o no dire che chi vota Trump è spazzatura, quest’ultimo insultava apertamente fasce elettorali cruciali per la sua elezione. Mentre si discettava sulle capacità oratorie della candidata democratica, ai comizi di Trump gli spalti erano mezzi vuoti e la gente se ne andava via prima della fine. Insomma: o le regole del gioco, gli schemi interpretativi, valgono per tutti oppure sono superati, quasi inservibili, e tanto vale farsene una ragione.
La seconda enormità, per certi versi ancor più indicibile, è che il vero problema non sono i politici: sono gli elettori. Peggio, è oramai la maggioranza degli elettori. In realtà qualcuno sommessamente lo sostiene anche, ma appena lo fa viene subito tacciato – magari nemmeno a torto – di insopportabile elitismo se non di anti-democraticità. Gli si replica: come possono milioni di persone essere nel torto e tu nel giusto? Quanto arroganti bisogna essere per sostenere che siano così stupide da votare contro i loro interessi? Se la maggioranza vuole Trump è giusto che governi; e se ti opponi sei tu il despota, il tiranno.
A un livello un po’ più sofisticato, a chi si azzarda a sostenere che il problema sia nella società più che nella politica viene anche replicato così facendo si rischia di essere auto-consolatori; di non vedere le proprie colpe per correggerle o di precipitare nel disfattismo. Ma, di nuovo, l’evidenza non si può aggirare più di tanto. Se una persona affetta da diabete si rimpinza di dolci non ha molto senso discutere se è necessario cambiare terapia farmacologica: il problema è più profondo, ha probabilmente a che fare con le emozioni di quella persona, e va affrontato con lui e con altri strumenti.
Un’altra cosa, infatti, è di tutta evidenza: quello del 5 novembre scorso non è stato un “voto contro”; è stato un “voto pro”. Un voto a favore di un candidato che ha detto apertamente e più volte di non voler accettare alcun risultato elettorale a lui contrario; di volersi comportare come un dittatore (anche se solo per un giorno); di usare l’esercito contro gli oppositori interni; di utilizzare il potere presidenziale per il proprio tornaconto personale. E non è che stavolta si può sostenere che siano solo provocazioni, perché tutte queste cose le ha almeno in parte già fatte nel precedente mandato.
Né si può davvero far finta di non vedere che scegliendo Trump molte persone hanno votato contro i loro stessi interessi. Basti un aneddoto: l’amministrazione Biden ha lottato duramente con l’opposizione repubblicana per concedere un sostanzioso aumento dello stipendio degli autotrasportatori, riuscendo a vararlo. Cos’è successo? Il leader del sindacato è andato a parlare a un comizio di Trump mostrandogli supporto. Ma si potrebbe anche parlare delle donne e degli immigrati di seconda generazione che votano un candidato che ha dimostrato in più di un’occasione tratti misogini e razzisti, e di tante altre fattispecie locali e particolari.
Di fronte a tutto questo a chi lancia accuse di classismo si potrebbe replicare che proprio ritenere che gli elettori di Trump non siano in grado di capire che fa sul serio vuol dire sostenere che in fondo siano stupidi; che non siano in grado di vedere i fatti e collegarli con le parole. No, sapevano cosa votavano. Il punto piuttosto è questo: fare qualcosa di controproducente per sé stessi non vuol necessariamente dire essere sciocchi. Farsi del male può essere – e forse è sempre – un modo per esprimere un disagio, e magari chiedere inconsciamente aiuto. Secondo un rapporto Gallup, quasi un terzo della popolazione statunitense è stato o è clinicamente depresso.
Qual è allora questo bisogno insoddisfatto che crea tanto dolore intimo? La relazione; il senso di non appartenenza. Il 30% degli americani si è sentito solo almeno una volta a settimana nell’ultimo anno. Il numero di statunitensi che vivono soli è ai massimi di sempre. E d’altronde, come stupirsene? Tutti i corpi intermedi tra individuo e Stato – associazioni, sindacati, partiti, parrocchie, persino le famiglie – si stanno svuotando e indebolendo. La diffusione dei media sia di massa che digitali aumenta i filtri alle relazioni e la distanza dall’altro. Il mercato spinge in maniera sempre più aggressiva verso il consumo individuale, la comodità domestica, l’interesse personale.
Qual è allora l’indicibile, abissale causa del successo di Trump? È l’involuzione finale del capitalismo, che ci ha donato un mondo di abbondanza materiale – e per questo dovremmo essergli grati – ma per farlo ci sta trascinando nella deprivazione relazionale. Il progresso scientifico e tecnologico ci offre comodità e rassicurazioni sempre più diffuse ed efficaci, sottraendoci sì a problemi e conflitti ma proprio per questo svuotando il nostro agire di senso e le nostre giornate di rapporti.
Insomma, per soddisfare i nostri materiali e funzionali stiamo soffocando i nostri bisogni sociali ed emotivi. Per trovare consolazione alle nostre preoccupazioni ci stiamo rifugiando in un solitario e stordente intrattenimento disfattista. L'esito è che oramai la maggioranza delle persone è così centrata su sé stessa, così convinta che il domani non porterà nulla di buono, che il bene comune e la costruzione di un futuro migliore per loro non è più né una priorità né un'ambizione. Da qui la tristezza privata che diventa rabbia, e il bisogno di appartenenza che diventa adesione incondizionata a qualsiasi cosa che prometta di scuotere dalle fondamenta un modello che ci sembra una trappola, anche se siamo noi a girarne la chiave dall'interno.
Il significato più profondo e indicibile della vittoria di Trump è quindi che il modello socio-economico che ci ha portato fin qua sta mangiando sé stesso. Perché lo scopo finale delle comunità è preservare la pace sociale, non perseguire la floridezza. Per millenni le due cose hanno coinciso (difficile andare d’accordo se le pance sono spesso vuote) ma ora si sono disaccoppiate. In termini di salute, di ricchezza, di istruzione, di sicurezza non siamo mai stati così bene; ma in termini di relazioni sociali, di connessioni umane significative, forse non siamo mai stati così male. Ed è da qui, dal curare le nostre ferite sociali prima che economiche e politiche, che dobbiamo ripartire.