mercoledì 24 agosto 2022

Michael Pergolani - Nudo

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Di ANTONIO BACCIOCCHI 



Lo ricorderanno bene quelli con più primavere alle spalle.
Un personaggio strano, bizzarro, con la bombetta, i folti baffi e i capelli lunghi.
Perfino anomalo in quella follìa che era “L’altra domenica” di Renzo Arbore, programma innovativo e rivoluzionario che cambiò le carte in tavola nella televisione (ai tempi la Rai aveva il totale monopolio e ancora non esisteva Rai3) italiana.
La trasmissione andò in onda dal 1976 al 1979, all’interno della quale Michael Pergolani si occupava di curare da Londra servizi sulle tendenze musicali e di costume.

Fu lui a fare conoscere per la prima volta al pubblico nostrano la nuova tendenza punk, mostrando filmati di Sex Pistols e Clash e dando, di fatto, il via alla (pur lenta e zoppicante) penetrazione del fenomeno in Italia.
Ma Pergolani è stato uno dei giornalisti e agitatori culturali più all’avanguardia e stimolanti nella storia della comunicazione nostrana.
Non a caso.
Il suo nuovo libro, edito da Libreria L’altracittà, “Nudo” ci svela centinaia di aneddoti e particolari della sua vicenda professionale e privata.
Semplicemente incredibile.

Lo fa con un stile particolarissimo “senza l’utilizzo di lettere maiuscole, in quanto rappresentazione grafica di un personale flusso narrativo che elude ogni confine, alternando versi, prosa e musica”.

Una storia entusiasmante ma anche tragica e dolorosa, raccontata con un incedere rap, veloce, incalzante, travolgente, senza alcun finto pudore.
E se la magica triade “sesso, droga e rock ‘n’ roll” ricorre costantemente, c’è tanto altro nel suo racconto (romanzato ma non troppo).
Un’infanzia nella Germania post nazista in bilico tra disagio, tragedia, malinconia, che fa da trampolino a un folle salto nella Londra degli anni Sessanta.

“Quella” Swinging London dove tutto accadeva e ti potevi imbattere e fare amicizia con George Harrison, arrivare al cospetto di Francis Bacon, assistere, in prima fila, al radicale cambiamento che influenzerà generazioni e generazioni successive, che avveniva in tempo reale, giorno dopo giorno. E lui era lì, tra abitazioni precarie, droghe a profusione, lavori incerti, concerti incredibili a cui assistere.

“La mia Londra diviene tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, con una fortunata invenzione giornalistica, la Swinging London, la città simbolo del cambiamento sociale, culturale e sessuale in atto tra i giovani delle cosiddette società più evolute del pianeta, anche se non ne siamo del tutto consapevoli, specie all’inizio, siamo in mezzo a una trasformazione epocale di cui non riusciamo bene a capire dimensione e confini, è un rinnovamento che coinvolge ed unisce i pischelli e le pischelle di tutto il pianeta, un cambiamento così profondo del modo di vivere che nulla sarà più come prima, a cominciare dal rapporto con i genitori e l’altro sesso…no al capitalismo e alle multinazionali, no ai muri tra i popoli, al napalm e alle bombe atomiche, noi diciamo no, no, no…viva il sesso libero, viva il sesso senza i mille tabù che lo opprimono, viene scoperto e immesso sul mercato il grimaldello che toglierà la paura di fare sesso e renderà la donna simile all’uomo:
la pillola anticoncezionale.
Il femminismo e la parità di genere partono da là.
Tutto questo grande putiferio, tutto questo grande film, oltre ad essere proiettato in ogni angolo del mondo, ha come immensa colonna sonora la musica pop e il rtimo frenetico del rock, questa è la musica che incarna la voglia di libertà dei ragazzi di allora e ne diventa la lingua universale, da quel periodo così straordinariamente fecondo, ad oggi ineguagliato, fioriscono tutta la musica successiva e un nuovo approccio di vita”.

Michael Pergolani viaggia costantemente sul filo del rasoio, arriva al cospetto dei grandi del rock, dell’arte, del teatro, del cinema, ne condivide spesso rapporti più o meno stretti, si arrangia con articoli per vari giornali e riviste, sale e scende le scale del successo professionale, talvolta adorato, altre boiocottato (esilarante il rapporto aspramente conflittuale con Sandro Paternostro, che fece di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote) arriva, alla fine, a trovare una più o meno traballante stabilità all’interno della Rai, grazie ad Arbore, collaborando a numerosi altri programmi e inventandosi l’appuntamento radiofonico “Demo”, che per dodici anni farà conoscere i nuovi talenti musicali nostrani, sorta di prodromo del poi ben più celebre X Factor.

E’ anche attore sia al cinema che a teatro, sceneggiatore del film “No grazie il caffè mi rende nervoso” con Troisi e valente fotografo con anche una sua agenzia con sede in Inghilterra, la Campus.
Al suo fianco, a condividerne follie ed eccessi, l’inseparabile Cleo.
“Ci sentivamo così forti, così scaltri, così potenti, così unici, Cleo. Vivevamo in una costante esaltazione che riempiva l’aria, la mente, il cuore, ma anche le nostre braccia, le mani, le cosce…era così potente questa frenesia che avevamo paura che gli altri se ne accorgessero”.

Ma in mezzo a tanto amore e frenesia, nel libro c’è anche tanta morte, tanto dolore, tante tragedie. Uno strazio talvolta insostenibile, tanto va a scavare in uno struggente privato.
Ma Pergolani è tutto questo, in una volta sola. Quello che riesce a intervistare uno degli spauracchi per ecellenza dei giornalisti, Frank Zappa o che, ad Amsterdam, dopo una fetta di torta all’hashish si trascina, in stato di semi incoscienza, in un locale, si siede in un angolo e solo grazie alla musica che sta suonando il gruppo sul palco, riesce a “ricollegarsi” con il mondo circostante in completa armonia. Quando esce dal club si volta per vedere sulla locandina chi avesse suonato.
Tali, pressochè esordienti, Pink Floyd.
Ma frequenta anche spesso, divertendosi con lui in modo legalmente “illecito”, Marc Bolan, poco prima della sua tragica scomparsa ma che deve anche fare i conti con la “signora invidia”:
“Un camerino quello della signora invidia che, a pensarci bene, nel tempo è sempre stato piuttosto affollato ma senza che me ne rendessi conto e questo per il semplice fatto che non avevo mai pensato di potere essere oggetto di invidia e di conseguenza di astio, dispetto, calunnia.
Non avevo niente che qualcuno potesse invidiare, non ero ricco, non avevo la giacchetta di Armani di Sting e non navigavo nel lusso, avevo invece un lavoro che, seppur gradevole, era saltuario e mi costringeva a pensare di continuo a come sfangarla nei mes successivi”.

Pergolani non è più giovanissimo ma conserva una lucidità di giudizio e di percezione di una realtà cambiatissima in poco tempo, che si palesa alla perfezione in un impietoso ritratto di ciò che sta accadendo proprio ora:
>”…si finisce sempre a discutere di questo cazzo di paese che i suoi figli ha ridotto a fantasmi, sono almeno un paio le ghost generation che girano per strada vestite di nulla, trasparenti come il cellophane per il formaggio.
Penso che il Tribunale dell’Aia dovrebbe giudicare e condannare i responsabili di questa fantasmizzazione generazionale, un regolare processo, per carità, ma poi, se trovati i colpevoli, alla catena alla Cayenna…
loro, i ragazzi-quasi-adulti a lamentare che non hanno niente, nessuna prospettiva e a considerare me, l’anziano-quasi-vecchio assai fortunato a essere nato nel dopoguerra, certo, la vita era quella che era, era povera, spesso miserabile, non c’era il servizio sanitario, gli stipendi erano bassi, si girava senza i telefonini, a casa niente computer, non si viaggiava e non si andava in vacanza a Ibiza, niente aerei di Ryanair, niente aria condizionata e niente mojito per l’aperitivo ma era una vita ricca, piena di speranza, di voglia di fare, di futuro, una vita da ottimisti e non da depressi cronici di oggi…i giovani fantasmi di oggi che i sentono sfigati tra gli sfigati, nati e cresciuti in un’epoca sfigata, dominata e condotta da politici, finanzieri, industriali sfigati o fetenti…io non sono triste ma deluso!
Perché avevo creduto di stare lì per partecipare alla creazione di un mondo migliore, lì per sconfiggere le superstizioni e l’ignoranza e invece mi rendo conto di avere toppato su tutta la linea”.

“Nudo” è un libro che fotografa un mondo sempre meno culturalmente e socialmente vivibile, alla luce di quello che è stato (e avrebbe potuto essere) fino all’altro ieri.
Pergolani è un testimone privilegiato di un doppio cambiamento epocale, quello della speranza e della rivoluzione di 50 anni fa, quello della reazione e oscurantismo che ci ritroviamo oggi.
Un libro e una testimonianza importanti.




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