La decisione di oggi della Commission on Narcotic Drugs dell’ONU è storica: viene riconosciuto il valore terapeutico della cannabis, ma il proibizionismo non demorde. E l’Italia ora deve fare il suo.
Per Leonardo Fiorentini, segretario nazionale di Forum Droghe, che ha commentato in diretta sui canali social di Fuoriluogo il voto di questa mattina alla sede ONU di Vienna: “la decisione della Commission on Narcotic Drugs dell’ONU è storica, non solo perché è la prima volta che una sostanza viene rimossa da una delle tabelle delle convenzioni internazionali. È importante perché è caduto un tabù, quello sulla cannabis, ma anche quello dell’impossibilità di basare le politiche sulle droghe sulle evidenze scientifiche. È importante perché oggi la massima autorità sanitaria mondiale è riuscita a convincere la culla della guerra alla droga, che la cannabis non è la “pianta del demonio”, bensì una risorsa terapeutica. Allo stesso tempo è evidente che il vento ideologico del proibizionismo soffia ancora forte nel mondo, visto il margine risicato (27 voti a favore contro 25, 1 astenuto) e la successiva bocciatura delle ulteriori raccomandazioni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva invitato all’organo delle Nazioni Unite che governa le convenzioni sugli stupefacenti.”
“A questo punto – conclude il Segretario di Forum Droghe – non ci sono più scuse per l’Italia per non completare il quadro normativo e allo stesso tempo ampliare la produzione italiana di cannabis terapeutica. Da mesi con un digiuno a staffetta che ha raggiunto i 300 aderenti, abbiamo chiesto di non fare passi indietro sulla cannabis terapeutica: ora chiediamo che si metta mano alle promesse di anni. Da troppo tempo non sappiamo degli impegni che lo Stato si prese a fine 2017 nel decreto fiscale: è ben lontana dall’essere realtà la triplicazione della produzione di cannabis terapeutica a cura dell’Istituto Chimico Farmaceutico di Firenze, mentre nulla sappiamo dell’apertura della produzione nazionale ai privati, della formazione del personale sanitario e della copertura dei costi per i pazienti da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Ora l’Italia deve fare il suo.”
L’Ufficio Stampa
Roma, 2 dicembre 2020
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