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di Ignazio Dessì
Le sue affermazioni sono tassative, taglienti: condizionate dalla necessità di rendere comprensibili ai più, con poche frasi, concetti complessi e spesso mistificati dal mainstream. Ma le sue conferenze richiamano migliaia di persone e le sue partecipazioni ai talk show televisivi colpiscono gli spettatori, lasciano il segno. Paolo Barnard, saggista e giornalista d’inchiesta, co-fondatore di Report ed autore di un saggio (“Il più grande crimine”) assurto ai successi di Internet, è uno di quegli uomini contro corrente, capaci di rischiare di persona per difendere le sue idee e perciò rari nel panorama dell’Italia contemporanea. L’abbiamo raggiunto telefonicamente, anche in previsione della sua tappa di Cagliari del 27 ottobre, e non ha deluso le attese, illustrando con passione le sue tesi sul grande inganno perpetrato dai poteri finanziari ai danni dei cittadini.
Dottor Barnard, nel suo saggio lei parla di un grande crimine compiuto nei confronti delle popolazioni, aggiungendo che la democrazia sotto taluni punti di vista è in pericolo. Può essere più chiaro?
“I cittadini devono capire che le élites che guidavano i destini dei popoli fino all’avvento delle democrazie non si sono mai rassegnate a perdere quello che avevano e che dominavano con potere assoluto, cercando nel corso degli ultimi decenni di mantenere o recuperare il controllo della ricchezza mondiale. Questo è stato fatto in particolare in Europa con un disegno venduto all’opinione pubblica e alle classi politiche come unità europea. Esso nascondeva invece solo un programma di dominio della ricchezza del Vecchio Continente. Noi abbiamo identificato tale disegno facendo una ricerca storica, dando nomi e cognomi ai protagonisti e individuando come ultima tranche di questa operazione la creazione dell’unione monetaria europea. Un programma di spoliazione dei beni comuni a favore delle élite con la sottomissione totale degli Stati attraverso la sottrazione della moneta”.
Dunque l’abolizione della moneta nazionale è stato nient’altro che uno stratagemma per favorire gli interessi colossali della finanza e delle banche?
“Esattamente, ma il discorso è ancora più semplice. Il cittadino deve capire che in una qualsiasi nazione moderna solo due entità possono creare il bene finanziario, la moneta: lo Stato e le banche. Se attraverso un disegno ideologico-economico tu arrivi a ottenere la cancellazione del potere dello Stato, e ad emettere e gestire il denaro, cosa rimane? Solo le banche. Ed esse diventano, di fatto, lo Stato. Questo è quanto è successo con l’Unione Europea, una cosa totalmente anticostituzionale. Il più grande attentato alle Costituzioni degli Stati mai fatto. Con l’eurozona i proprietari della moneta sono le banche internazionali, con a capo la Banca Centrale Europea (Bce). Esse sono di fatto ‘gli Stati’”.
Ma se la Bce emettesse moneta la situazione sarebbe diversa?
“La Bce non ha limiti tecnici nella creazione della moneta Euro, ma non lo vuole fare. E’ una scelta politica per favorire l’operazione di spoliazione e impoverimento di molti Stati europei e banchettare attraverso le speculazioni. Ciò è sotto gli occhi di tutti. Non si tratta di qualche teoria del complotto, basta aprire un giornale per rendersi conto di quanto sta succedendo”.
Una delle cose su cui si basano le teorie neoliberiste imperanti in Europa e in Italia è la necessità di debellare il debito. Ma lei sostiene nel suo saggio che il debito non è un problema, perché se un governo spende a "deficit positivo" i cittadini si arricchiscono e ciò consente ai Paesi di non avere problemi. Le sarei grato se spiegasse meglio questo concetto.
“E’ un concetto molto complesso di macroeconomia degli Stati che si può cercare di riassumere rapidamente in questo modo: se noi abbiamo uno Stato che possiede la propria moneta, quando spende per qualsiasi lavoro pubblico o per pagare stipendi, accredita conti correnti. Questo denaro esce dalle casse come debito e si accredita come positivo nei conti correnti che lo ricevono. Lo stesso accade quando lo Stato emette un titolo di Stato. Allorché il cittadino lo compra, il suo denaro passa dal suo conto al ministero del Tesoro, e il cittadino guadagna attraverso interessi superiori. Anche in questo caso per il cittadino c’è un attivo e non un passivo. Ora, siccome lo Stato spende unicamente in questi due modi, accreditando conti correnti o emettendo titoli di Stato, ecco che la sua spesa, ergo debito pubblico, si traduce automaticamente nell’attivo dei cittadini”.
Invece?
“Nel momento in cui allo Stato viene sottratto il potere di emettere la sua moneta, indebitando semplicemente se stesso con se stesso, deve andare a prenderla nei mercati dei capitali privati, nelle banche private come accade oggi con l’euro. E a questo punto il debito dello Stato diventa anche il debito dei cittadini. E quando lo Stato deve restituire questo debito alle banche private è costretto a prendere i soldi dai cittadini con le tasse”.
Dal punto di vista della tenuta democratica in Europa, qual è il vero rischio di quello che sta succedendo? Lei parla di una Europa della finanza e non dei popoli i cui organismi sono controllati da poteri fortissimi.
“E’ stata la costruzione stessa dei trattati europei a decretare ciò. La popolazione spesso non sa, perché queste cose le approfondiscono gli studiosi e i giornalisti onesti, che i trattati sono stati imposti senza referendum, ovvero senza che i cittadini avessero la possibilità di capirli ed approvarli. Tali trattati sanciscono l’esistenza di un potere europeo superiore a quello dei governi nazionali, alle Costituzioni e ai parlamenti nazionali. Trattati come il Fiscal Compact o il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) aboliscono del tutto la sovranità dei parlamenti in particolare in materia economica”.
Ma è possibile che la politica non riesca ad arginare certi poteri?
“I politici spiccioli sono ignoranti e non sanno nulla anche se firmano quei trattati, mentre altri tecnocrati come Scognamiglio, Amato, Ciampi, Prodi, D’Alema, Monti, Draghi sanno benissimo di cosa si tratta e dovrebbero rispondere per aver avvicinato l’Italia alla perdita della democrazia e della sovranità parlamentare e costituzionale”.
Il rischio è alla fine che gli Stati siano governati da persone non elette da nessuno?
“Non solo c’è un rischio: è già così. La commissione europea è composta da tecnocrati che nessun cittadino europeo ha eletto e crea direttive a cui tutti gli Stati devono sottoporsi. Il parlamento europeo che noi eleggiamo invece non può fare leggi”.
Però si fa opera di convincimento con l’opinione pubblica facendogli credere che le misure più pesanti sono necessarie per salvare l'economia arrivata sull'orlo del baratro. Si parla di deficit, di debito da sanare e così via. Ma è proprio vero che il mercato deve dettare le regole della nostra vita in maniera così sfrenata?
“Assolutamente no, la storia è ribaltabile. Ci hanno messo in questa situazione, non eravamo in uno stato talmente grave da giustificare quanto si sta facendo. L’Italia era, con la lira, uno dei sette Paesi più ricchi del mondo. Aveva il maggior risparmio privato del pianeta, oggi invece ci hanno ridotti a pigs d’Europa. Non eravamo in emergenza e ora lo siamo. Ci hanno raccontato la bugia del debito pubblico e il cittadino c’è cascato, e non può controbattere alle argomentazioni dei tecnocrati. Quelli tesi a convincerci che l’Italia è un Paese spendaccione, quando non è vero, che aveva un debito disastroso, quando non è vero perché era l’attivo dei cittadini”.
Ma come si può reagire e uscire da questa situazione?
“Informandosi e prendendo coscienza della verità. Per questo anche a Cagliari ci sarà una conferenza con due economisti americani e un francese di fama mondiale. Cercheremo di dare ai cittadini gli strumenti per reagire, illustrando un manifesto di Salvezza nazionale economica che ognuno potrà usare per chiedere alla politica di condurre il Paese fuori da questo disastro. La Sardegna, per esempio, è una regione vergognosamente abbandonata dall’Europa, e questa politica economica del governo affosserà sempre più simili territori. Questi hanno bisogno di essere aiutati a svilupparsi, non con politiche sbagliate e corrotte come negli anni passati, ma con teorie nuove come la Modern Money Theory capaci di indirizzare la spesa pubblica positiva e creare lavoro e piena occupazione”.
Ecco, la piena occupazione. Uno dei tasselli delle politiche keynesiane e quindi della sinistra di una volta. Non voglio chiederle qual è la sua simpatia per i partiti attuali, ma non crede che la sinistra oggi sia carente nel far valere suoi capisaldi ideologici come il diritto al lavoro, le garanzie per i più deboli, lo stato sociale?
“Il popolo di sinistra oggi è ingannato, anzi straingannato, da burocrati di partito e giornalisti cosiddetti di sinistra. Certa sinistra ha troppi interessi da tutelare e molti suoi rappresentanti sono cooptati nei giochi delle grandi banche”.
I cittadini possono sperare in un segnale di cambiamento in occasione delle elezioni del 2013?
“Purtroppo no. Non abbiamo ancora un’idea chiara di quanto dovrebbe fare l’Italia per tornare alla sua prosperità e ricchezza. Non abbiamo soprattutto all’orizzonte nessun politico in grado di portare avanti un piano di salvezza nazionale”.
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