IandI segnaliamo la scoperta dell’icona sottostante. Si tratta di un’importante ritrovamento effettuato dall’archeologo George Soteriou; egli, ha rinvenuto nel 1930, anno di incoronazione di Sua Maestà, un’icona raffigurante il Cristo Pantocratore (Imperatore) nel Monastero di S. Caterina sul monte Sinai in seguito ad una ricerca e classificazione di icone sacre presenti nel sito. Nella figura cristica vediamo rappresentato il volto di Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I, il Messia Regale. Il ritrovamento è rimasto sconosciuto per molto tempo sino a quando nel 1976 lo studioso di archeologia Kurt Weitzmann ha riportato la scoperta dell’icona rinvenuta da Soteriou sul Sinai nel suo lavoro: “The Monastery of Saint Catherine at Mount Sinai: The icons”, Vol. I, Princeton University Press.
Comparve inoltre un’immagine dell’icona (in bianco e nero) in un testo di Hans Belting: “Likeness and Presence. Questa notizia ha avuto poca eco inizialmente a causa anche della scarsa fruibilità dell’opera di archeologia del Waitzman, peraltro poco diffusa e avente un costo molto elevato dovuto all’importanza dello studio e delle scoperte effettuate nel luogo.
Il Monastero di S. Caterina è costruito nel 330 A. D. nello stesso punto in cui Mosè parlò con Dio; all’interno del Monastero sono presenti nella Libreria 5000 testi, 3500 manoscritti e 1000 rotoli in una collezione seconda solo a quella Vaticana per numero (ma seconda a nessuno per importanza): i ritrovamenti e le scoperte rinvenute rappresentano la più antica collezione esistente al mondo e la maggior parte dei reperti rinvenuti appartengono al Monastero stesso, mentre solo alcune icone sono state portate in dono anticamente. L’icona, rinvenuta da Soteriou accanto ad altre su una parete nel Monastero, è un dipinto decorato su pannello che rappresenta l’immagine del Cristo Pantocratore, cioè il Messia che, avendo sconfitto la morte, ha potere su tutto e regna su tutto; un’immagine del Figlio adulto e perfetto, che porta la Bibbia nella mano sinistra e benedice con l’altra mano, tema diffusissimo nell’iconografia del Pantocratore.
Unica è però la caratteristica del capo, dello sguardo e sopratutto dei capelli, che sono corti, diversamente dalla maggior parte delle icone cristiche note dove il Messia appare con i capelli lunghi (e anche questo particolare rende importante tale icona): viene raffigurata una immagine ben incentrata sul volto che di conseguenza assume il ruolo più importante e comunicativo; tutta la forza spirituale di questa icona sacra è concentrata in quel volto, dove converge lo sguardo dell’osservatore. La datazione dell’icona è del secolo VI secolo D. C. dunque diversi secoli prima della nascita dell’Imperatore, particolare da non trascurare; la somiglianza tra l’icona e il Re dei re, poi, penso non abbia bisogno di parole, essendo tra l'altro una icona antecedente di diversi secoli e quindi non di parte.
La scoperta ha raggiunto la diffusione in occidente e tra i rastafariani solo recentemente, grazie anche ad un autore americano, il Dott. Paco ( St. Paco). Il Dott. Paco rinvenne per caso questa icona sfogliando il testo del Weitzmann e, accortosi della palese somiglianza con Rast Tafari, pensò inizialmente si trattasse di un tributo al Re dei re Haile Selassie I realizzato durante il Suo regno e ne apprezzò la somiglianza e la qualità; ma, non appena si accorse che l’icona era assai più antica, (come afferma St. Paco stesso nel libro per giustificare la sua sorpresa nel ritrovamento) mosso da enorme stupore, si accinse a scrivere quest’opera . L’autore ha evidenziato nell’opera, oltre che la coincidenza visiva di Cristo con Haile Selassie I, anche la prospettiva teologica rastafariana che custodisce la fede cristica in Dio Re in perfetta coincidenza con la tradizione giudaico-cristiana. Il libro, dal titolo "In His Image: Haile Selassie I, Bob Marley and the Second Coming of Christ”, è rinvenibile anche su internet e attualmente abbastanza diffuso.
Ora IandI siamo lieti di annunciare tale scoperta, in un intento di pura divulgazione accompagnato dalla convinzione che ammirare il volto di Dio non possa che allietare il cuore di tutti i cristiani e che per i fratelli rastafariani e per tutti coloro che si avvicinano al credo, questa scoperta possa essere degna della sua importanza, per noi unica. Infatti noi siamo convinti che la divulgazione di tale icona possa essere non solo significativa in un’epoca in cui la concezione occidentale del Creatore bianco si sta attenuando incontrandosi in maniera autocritica e serena con le concezioni più ortodosse e tradizionali proprie di una cristianità da sempre a contatto con la verità storica del Cristo rivelato, una verità biblica che trova oggi sempre più conferma anche nella storia; ma speriamo inoltre che la conoscenza possa giovare ad una maggiore attenzione nei confronti della reale manifestazione di Ras Tafari.
Siamo convinti che la diffusione di questa icona porterà significativi e benefici cambiamenti in tale prospettiva e auguriamo a tutti di poter gioire nella contemplazione del Volto in essa raffigurato.
Note testi:Kurt Weitzmann, The Monastery of Saint Catherine at Mount Sinai: The icons, Vol. I, Princeton University Press, 1976. Hans Belting, Likeness and Presence, Chicago University Press, 1993. Paco Dott. Taylor (St. Paco), In His Image: Haile Selassie I, Bob Marley and the Second Coming of Christ, Funky Flyer Kings, United States of America.
L’autore si sofferma anche sull’icona della Vergine Nera di Kazan, la Vergine di Loreto ( Italia), di Oropa (Italia), la Vergine di Tindari (Italia) etc. ripercorrendo una concezione iconografica della Vergine e del Cristo nero che rispetta la verità biblica (una realtà anche storica e geografica oltre che della tradizione), eliminando le diffuse concezioni (più simboliche e mitiche che reali) del Cristo biondo e bianco, rappresentate secondo caratteristiche dell’immaginario occidentale lontano dalla realtà.
Comparve inoltre un’immagine dell’icona (in bianco e nero) in un testo di Hans Belting: “Likeness and Presence. Questa notizia ha avuto poca eco inizialmente a causa anche della scarsa fruibilità dell’opera di archeologia del Waitzman, peraltro poco diffusa e avente un costo molto elevato dovuto all’importanza dello studio e delle scoperte effettuate nel luogo.
Il Monastero di S. Caterina è costruito nel 330 A. D. nello stesso punto in cui Mosè parlò con Dio; all’interno del Monastero sono presenti nella Libreria 5000 testi, 3500 manoscritti e 1000 rotoli in una collezione seconda solo a quella Vaticana per numero (ma seconda a nessuno per importanza): i ritrovamenti e le scoperte rinvenute rappresentano la più antica collezione esistente al mondo e la maggior parte dei reperti rinvenuti appartengono al Monastero stesso, mentre solo alcune icone sono state portate in dono anticamente. L’icona, rinvenuta da Soteriou accanto ad altre su una parete nel Monastero, è un dipinto decorato su pannello che rappresenta l’immagine del Cristo Pantocratore, cioè il Messia che, avendo sconfitto la morte, ha potere su tutto e regna su tutto; un’immagine del Figlio adulto e perfetto, che porta la Bibbia nella mano sinistra e benedice con l’altra mano, tema diffusissimo nell’iconografia del Pantocratore.
Unica è però la caratteristica del capo, dello sguardo e sopratutto dei capelli, che sono corti, diversamente dalla maggior parte delle icone cristiche note dove il Messia appare con i capelli lunghi (e anche questo particolare rende importante tale icona): viene raffigurata una immagine ben incentrata sul volto che di conseguenza assume il ruolo più importante e comunicativo; tutta la forza spirituale di questa icona sacra è concentrata in quel volto, dove converge lo sguardo dell’osservatore. La datazione dell’icona è del secolo VI secolo D. C. dunque diversi secoli prima della nascita dell’Imperatore, particolare da non trascurare; la somiglianza tra l’icona e il Re dei re, poi, penso non abbia bisogno di parole, essendo tra l'altro una icona antecedente di diversi secoli e quindi non di parte.
La scoperta ha raggiunto la diffusione in occidente e tra i rastafariani solo recentemente, grazie anche ad un autore americano, il Dott. Paco ( St. Paco). Il Dott. Paco rinvenne per caso questa icona sfogliando il testo del Weitzmann e, accortosi della palese somiglianza con Rast Tafari, pensò inizialmente si trattasse di un tributo al Re dei re Haile Selassie I realizzato durante il Suo regno e ne apprezzò la somiglianza e la qualità; ma, non appena si accorse che l’icona era assai più antica, (come afferma St. Paco stesso nel libro per giustificare la sua sorpresa nel ritrovamento) mosso da enorme stupore, si accinse a scrivere quest’opera . L’autore ha evidenziato nell’opera, oltre che la coincidenza visiva di Cristo con Haile Selassie I, anche la prospettiva teologica rastafariana che custodisce la fede cristica in Dio Re in perfetta coincidenza con la tradizione giudaico-cristiana. Il libro, dal titolo "In His Image: Haile Selassie I, Bob Marley and the Second Coming of Christ”, è rinvenibile anche su internet e attualmente abbastanza diffuso.
Ora IandI siamo lieti di annunciare tale scoperta, in un intento di pura divulgazione accompagnato dalla convinzione che ammirare il volto di Dio non possa che allietare il cuore di tutti i cristiani e che per i fratelli rastafariani e per tutti coloro che si avvicinano al credo, questa scoperta possa essere degna della sua importanza, per noi unica. Infatti noi siamo convinti che la divulgazione di tale icona possa essere non solo significativa in un’epoca in cui la concezione occidentale del Creatore bianco si sta attenuando incontrandosi in maniera autocritica e serena con le concezioni più ortodosse e tradizionali proprie di una cristianità da sempre a contatto con la verità storica del Cristo rivelato, una verità biblica che trova oggi sempre più conferma anche nella storia; ma speriamo inoltre che la conoscenza possa giovare ad una maggiore attenzione nei confronti della reale manifestazione di Ras Tafari.
Siamo convinti che la diffusione di questa icona porterà significativi e benefici cambiamenti in tale prospettiva e auguriamo a tutti di poter gioire nella contemplazione del Volto in essa raffigurato.
Note testi:Kurt Weitzmann, The Monastery of Saint Catherine at Mount Sinai: The icons, Vol. I, Princeton University Press, 1976. Hans Belting, Likeness and Presence, Chicago University Press, 1993. Paco Dott. Taylor (St. Paco), In His Image: Haile Selassie I, Bob Marley and the Second Coming of Christ, Funky Flyer Kings, United States of America.
L’autore si sofferma anche sull’icona della Vergine Nera di Kazan, la Vergine di Loreto ( Italia), di Oropa (Italia), la Vergine di Tindari (Italia) etc. ripercorrendo una concezione iconografica della Vergine e del Cristo nero che rispetta la verità biblica (una realtà anche storica e geografica oltre che della tradizione), eliminando le diffuse concezioni (più simboliche e mitiche che reali) del Cristo biondo e bianco, rappresentate secondo caratteristiche dell’immaginario occidentale lontano dalla realtà.
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