venerdì 19 aprile 2024

Migranti, il caso della nave Iuventa e l'inchiesta sulle ong: dopo sette anni e 3 milioni spesi per le indagini, tutti prosciolti

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Migranti, il caso della nave Iuventa e l'inchiesta sulle ong: dopo sette anni e 3 milioni spesi per le indagini, tutti prosciolti

diLara Sirignano

Trapani, non luogo a procedere per i dieci imputati della Jugend Rettet, di Save the Children e Msf. «Il fatto non sussiste». Gli avvocati: «Non c'era nulla»


Dopo 7 anni e un costo per la giustizia di 3 milioni di euro si è chiuso con il proscioglimento perché il fatto non sussiste, la formula più ampia, il procedimento contro 10 operatori delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere imputatii di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.  È stato ribattezzato caso Iuventa, dal nome della nave della ong tedesca. 

Una camera di consiglio record per brevità ha messo la parola fine a un caso che da giudiziario è diventato presto politico e che è costato alle organizzazioni umanitarie l’accusa infamante di aver stretto accordi con i trafficanti libici. L’inchiesta venne aperta nel 2016, quando la Procura di Trapani avviò accertamenti sui soccorsi in mare organizzati dalle tre associazioni, ipotizzando che non avrebbero prestato soccorso ai profughi ma avrebbero fatto loro da "taxi", trasbordandoli dalle navi libiche e consentendo poi agli scafisti di tornare indietro indisturbati. A dare input all'indagine le rivelazioni ai Servizi Segreti, fatti dalla security privata della nave noleggiata da Save the Children, su presunte irregolarità commesse dall'equipaggio nel corso delle attività di soccorso. Gli inquirenti sostennero di aver accertato almeno tre casi in cui alcuni membri degli equipaggi avevano avuto contatti con trafficanti ed erano intervenuti in operazioni senza che i profughi fossero in reale situazione di pericolo. I migranti sarebbero stati trasbordati sulla nave della ong scortati dai libici e, una volta avvenuto il trasferimento a bordo delle imbarcazioni umanitarie, gli scafisti sarebbero stati fatti allontanare. «Ci sono gravi indizi di colpevolezza», disse l'allora procuratore Ambrogio Cartosio.


Dopo anni di indagini, intercettazioni,  finirono ascoltati anche avvocati e giornalisti, testimoni rivelatisi inattendibili, gli stessi pm hanno chiesto la chiusura del caso «perchè il fatto non costituisce reato». Una formula meno ampia di quella usata dal gip che non si limita a escludere il dolo, ma nega l’esistenza del reato. Nel frattempo la nave Iuventa della ong tedesca, tenuta sotto sequestro in mare per anni, è andata in rovina. Sarà ora il custode giudiziario a doverla riparare. La sentenza del gup è stata accolta con scene di gioia da decine di operatori umanitari e cittadini trapanesi radunati davanti al palazzo di giustizia.

«La formula assolutoria dice che non c'era niente, mancava la condotta materiale», commenta l'avvocato Alessandro Gamberini, legale della ong Jugend Rettet. «I fatti materiali non sono stati dimostrati e non erano dimostrabili come noi abbiamo sostenuto con richieste di archiviazione alla Procura. Questo processo è una delle origini del male, della diffamazione delle ong chiamate spesso a essere complici dei trafficanti», ha aggiunto. Soddisfatta anche Save the childre che, attraverso la sua portavoce Rafaela Milano, parla di «giustizia resttuita al mondo dei soccorsi». «Crolla il castello di accuse infondate che per oltre sette anni hanno deliberatamente infangato il lavoro e la credibilità delle navi umanitarie per allontanarle dal Mediterraneo e fermare la loro azione di soccorso e denuncia», commenta infine Christos Christou, presidente internazionale di Msf .

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