giovedì 14 febbraio 2013

legalizziamolacanapa-Riflessioni sul ricorso alla Corte Costituzionale


Il ricorso alla Corte Costituzionale da parte di una corte penale di Roma il 28 gennaio per presunta incostituzionalità della 49/06 è particolarmente importante per più motivi che proviamo a sintetizzare.
(1) Se venisse giudicata incostituzionale sarebbe automaticamente la fine della Fini/Giovanardi e si potrebbe supporre che anche tutte la condanne ingiustamente comminate con una legge incostituzionale decadrebbero con la conseguente scarcerazione degli/delle ingiustamente incarcerati/e negli ultimi 7 anni.
(2) Per logica si presuppone anche che le difese degli/delle imputati/e potrebbero chiedere e ottenere la sospensione dei processi in attesa che la Corte si pronunci e inoltre aprirebbe la strada ad altri ricorsi per le stesse motivazioni costituendo un importante elemento di pressione.
(3) Si ritornerebbe automaticamente alla precedente 309/90 e molto probabilmente il prossimo governo si potrebbe trovare a dover legiferare di nuovo in materia, anche se non automaticamente obbligato, ma, se l’attenzione sale, potrebbe essere motivato e rendere più facile superare la 309/90 adeguando la nostra normativa a quella del resto dell’Europa.
(4) Sarebbe un bello smacco per tutta la destra e non solo per Fini e Giovanardi, metterebbe inoltre in imbarazzo anche quella parte del centrosinistra che pur non definendosi proibizionista nulla ha fatto dal 2006 ad oggi per cancellare una legge chiaramente liberticida.
(5) Ma la Corte potrebbe prendersi anche un anno se nessuno dice niente nella distrazione generale e inoltre, secondo il parere di tecnici che conoscono i precedenti, la Corte potrebbe, se non c’è sul tema una forte attenzione sociale, tendere in genere ad agire “ponziopilatamente” lasciando le cose invariate.
Sostanzialmente riteniamo che se su questa vicenda non ci sia stata l’attenzione mediatica che ci si aspetterebbe dopo 7 anni di aberrante applicazione della Fini/Giovanardi e i motivi crediamo che vadano cercati nei 5 punti sopra elencati ed è per questo che dovremmo impegnarci come movimento antiprò per attirare l’attenzione mediatica e sociale con ogni mezzo possibile.
Basterebbero quindi brevi dichiarazioni dei dirigenti di Partito per scatenare i media e se hanno a cuore le ragioni dell’antiproibizionismo ora hanno una occasione per segnare facilmente un punto a nostro favore a costo zero, altrimenti, se non lo fanno, avranno ragione quanti/e nel movimento antipro ritengono che non glie ne può fregare di meno e che sfruttano la
tragedia proibizionista solo per fini preelettorali.
Mefisto (Million Marijuana March)
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Segnaliamo di seguito le prime dichiarazioni di esponenti poltici
Nichi Vendola – SEL:
Sempre più avvocati mettono in dubbio la costituzionalità della Fini-Giovanardi. E’ una legge sbagliata, che crea problemi e che continua a crearne. Mi impegno personalmente per la sua abolizione.
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=285663268228261&id=38771508894
Paolo Ferrero – Rivoluzione Civile:
A San Vittore il presidente Napolitano ha ancora una volta denunciato l’incapacità e la mancanza di volontà, anche in questa campagna elettorale, di parlare della questione carceraria. Rivoluzione civile ne fa un tema di primaria importanza e per questo ha candidato Ilaria Cucchi, come simbolo dell’impegno che ci prenderemo nel futuro parlamento su questi temi. Chiediamo l’istituzione del reato di tortura anche in Italia e l’abolizione di tre leggi che sono la causa principale del sovraffollamento delle carceri: la ex Cirielli, la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi
http://www.paoloferrero.it/2012/?p=8650
Antonio Ingroia – Rivoluzione Civile:
Durante la conferenza stampa di ieri, il leader di Rivoluzione Civile ha presentato con i candidati Ilaria Cucchi, Claudio Giardullo e Leo Beneduci, le riforme in materia di giustizia e legalità di RC. Tra queste: la proposta di introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, la riforma del processo penale, l’abrogazione della legge Fini-Giovanardi, della Bossi-Fini, l’introduzione di misure per l’identificazione del personale di Polizia durante le manifestazioni e un’amnistia mirata, che escluda i reati più gravi e quelli a carico dei colletti bianchi.

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