di Nicolò Fagone La Zita
L'attore e attivista durante un incontro a Torino ha parlato del rischio di una guerra civile tra gli israeliani
«Il Giorno della Memoria ha fallito. È diventato una ricorrenza dedicata alla falsa coscienza, alla retorica e all’ipocrisia. Ricordare l’orrore nazi-fascista e le vittime dell’Olocausto è fondamentale, ma questo ci dovrebbe trasmettere il dovere di lottare contro ogni forma di oppressione. Oggi si deve ricordare la Shoah volgendo lo sguardo al presente, con il popolo palestinese che soffre e lotta contro il tentativo di essere sterminato». Non sono mai parole di circostanza quelle di Moni Ovadia, attore e attivista di origine ebraica e figura di rilievo nel panorama culturale nazionale.
Ovadia è stato protagonista alla Fondazione Merz di via Limone dell’incontro per ricordare la Shoah organizzato da diverse sezioni dell’Anpi, Bds Torino e Forno Canavese. Un’iniziativa andata sold out, con tutti i 220 posti occupati ben prima dell’inizio dell’evento. Un centinaio invece le persone rimaste in attesa fuori dalla sala, e che non hanno potuto seguire l’incontro a causa della capienza ridotta. «Mentre ricordiamo gli orrori dell’Olocausto il diritto internazionale è il grande assente dei nostri tempi – ha subito ammonito Ovada-. Israele è guidato da un governo sionista che sta perpetuando un genocidio sotto gli occhi di tutti, con il favore della politica occidentale. Il sionismo fa rima con colonialismo, razzismo e segregazione. E ciò che lo apparenta al nazismo è la disumanizzazione, in questo caso dei palestinesi, per cui si legittima ogni forma di prevaricazione, compreso gli omicidi, portati avanti in modo sistemico e crudele. Perché il nuovo presidente degli Stati Uniti, Trump, ha perdonato i crimini dei 600 mila coloni in Cisgiordania? Ciò che mi fa più male è che i sionisti utilizzano la Shoah in modo strumentale, per raggiungere i propri obiettivi, accusando chiunque, compresa l’Onu, di atteggiamenti antisemiti».
Ovadia ha anche espresso la propria opinione riguardo ai possibili scenari futuri: «Non so cosa sarà riservato ai palestinesi, in questo senso sono negativo, mentre Israele se porterà avanti questa politica rischia di cadere in una guerra civile. Da una parte ci saranno gli ortodossi più fanatici, dall’altra gli antisionisti laici. Nel Paese al momento si registra una propaganda martellante e agghiacciante che prepara all’odio, a partire dal sistema scolastico. Israele oggi presenta due anime antitetiche». E a chi gli chiede perché chi difende i palestinesi è accusato di antisemitismo, mentre chi riporta in auge simboli nazisti come le destre estreme non viene attaccato dalla comunità ebraica risponde che «al momento sono dalla stessa parte. I fascisti amano i ricchi, i privilegiati, e in questo senso stanno con gli israeliani. Ma chi ha interiorizzato l’Olocausto, chi ha capito il senso del Giorno della Memoria, sa da che parte stare, ovvero con il diritto internazionale. In questo senso mi auguro che i Paesi europei trovino la forza di muovere della sanzione verso Israele, come è stato fatto per la Russia».
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