http://laprovinciapavese.gelocal.it/tempo-libero/2018/01/30/news/grammy-poggi-non-ce-l-ha-fatta-1.16416539
La sfida impossibile dell’armonicista vogherese: nella sua categoria hanno vinto i Rolling Stones
di FILIBERTO MAYDA
VOGHERA. «Il mio Grammy personale l’ho vinto quando ho incontrato Guy Davis. E complimenti ai Rolling Stones». Che il prestigioso riconoscimento per il miglior album blues del 2017 lo sia andato al più famoso dei gruppi rock, non è una notizia. Fabrizio Poggi, armonicista vogherese, uno dei pochi, se non l’unico, ad essere riconosciuto, scelto ed apprezzato negli States, ha davvero già vinto.
L’album “Sonny & Brownie’s last Train”, uno dei cinque cd arrivati in finale ai Grammy Awards 2018, è già un pezzo di storia. E questo perché a suonarlo c’era anche un italiano, un vogherese partito da lontanissimo per arrivare a questo punto, partito dal lavoro in fabbrica, dai primi tentativi di suonare il blues in una zona dove si andava di liscio e rock, e che poi si è lanciato, lui e la sua magica armonica, nell’avventura d’oltreoceano. Arrivare tra i cinque album finalisti è stata una soddisfazione enorme per Poggi, giunta alla fine di una stagione eccezionale, portanto la sua musica in giro per il mondo.
L’album che ha sfidato i Rolling Stones è un’intensa session di blues acustico, registrata dal vivo in uno studio milanese per meglio catturare l’essenza dell’affinità musicale che lega i due bluesmen, cresciuta e maturata nel corso di anni di esibizioni e registrazioni insieme. A ispirare il disco il duo afroamericano di Sonny Terry e Brownie McGhee , due giganti il cui lavoro agli occhi di Davis e Poggi non può essere superato, e men che meno perfezionato. “Sonny & Brownie’s Last Train”, prodotto da Poggi stesso, non è quindi inteso come un tentativo di competizione, ma come un omaggio, una sorta di lettera d’amore di un chitarrista e un armonicista che stanno segnando i nostri tempi ai loro modelli del passato.
Chiaccherando con lui al telefono, oltre un mese fa, quando si seppe
della candidatura ai Grammy, Fabrizio Poggi disse: «Vedremo come va. Ma già esserci è stato un incredibile sogno realizzato. Un successo, mi permetta, che dedico a tutti i musicisti, un insegnamento che lascio ai giovani che sperano, nel loro genere, di diventare credibili».
mercoledì 31 gennaio 2018
Il Vaso Rotto (Kumbha)
Un portatore d’acqua indiano, era solito servirsi di due grandi vasi per rifornire di acqua la sua casa, ciascuno sospeso alle estremità di un palo che portava attraverso le spalle.
Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro vaso era intonso. Alla fine della lunga camminata che l’uomo faceva dalla sorgente alla casa, il vaso integro arrivava colmo d’acqua, mentre quello crepato ne conteneva un terzo.
Questo andò avanti per anni.
Naturalmente, il vaso perfetto era idoneo al compito per cui era stato creato, e orgoglioso dei propri successi; invece, il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, e si sentiva un inutile, un fallito, perché non era in grado di compiere perfettamente il suo compito, così un giorno decise di parlare al portatore d’acqua:
“Mi vergogno di me stesso, e vorrei scusarmi con te.
Non sono in grado di servirti a dovere, perché a causa di questa crepa nel mio fianco, tutta l’acqua se ne esce durante la via verso casa tua. A causa del mio difetto, non ottieni pieno risultato dei tuoi sforzi “.
Il portatore d’acqua disse allora al vaso:
“Non hai notato che c’erano solo fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso?
Ho sempre saputo del tuo difetto, e così ho piantato semi di fiori lungo il sentiero dal tuo lato e, ogni giorno, mentre tornavamo, tu li annaffiavi. Per anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per donare agli dei e, senza il tuo essere semplicemente come sei, non ci sarebbe quella bellezza da donare al Divino né la fragranza da diffondere nella mia casa“.
Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro vaso era intonso. Alla fine della lunga camminata che l’uomo faceva dalla sorgente alla casa, il vaso integro arrivava colmo d’acqua, mentre quello crepato ne conteneva un terzo.
Questo andò avanti per anni.
Naturalmente, il vaso perfetto era idoneo al compito per cui era stato creato, e orgoglioso dei propri successi; invece, il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, e si sentiva un inutile, un fallito, perché non era in grado di compiere perfettamente il suo compito, così un giorno decise di parlare al portatore d’acqua:
“Mi vergogno di me stesso, e vorrei scusarmi con te.
Non sono in grado di servirti a dovere, perché a causa di questa crepa nel mio fianco, tutta l’acqua se ne esce durante la via verso casa tua. A causa del mio difetto, non ottieni pieno risultato dei tuoi sforzi “.
Il portatore d’acqua disse allora al vaso:
“Non hai notato che c’erano solo fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso?
Ho sempre saputo del tuo difetto, e così ho piantato semi di fiori lungo il sentiero dal tuo lato e, ogni giorno, mentre tornavamo, tu li annaffiavi. Per anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per donare agli dei e, senza il tuo essere semplicemente come sei, non ci sarebbe quella bellezza da donare al Divino né la fragranza da diffondere nella mia casa“.
Morale della Parabola: Ognuno di noi ha dei propri difetti.
Quindi siamo tutti come quel vaso rotto. Ma sono le crepe e i difetti che rendono importante e gratificante la nostra vita.
Le persone vanno apprezzate per quello che sono, e in loro bisogna cercare il meglio, che è in ognuno di noi, basta volerlo trovare.
Ogni Diversità è un VALORE.
Ricordiamolo quando siamo in presenza di tutte le diverse persone che incontriamo nella nostra vita.
Quindi siamo tutti come quel vaso rotto. Ma sono le crepe e i difetti che rendono importante e gratificante la nostra vita.
Le persone vanno apprezzate per quello che sono, e in loro bisogna cercare il meglio, che è in ognuno di noi, basta volerlo trovare.
Ogni Diversità è un VALORE.
Ricordiamolo quando siamo in presenza di tutte le diverse persone che incontriamo nella nostra vita.
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