martedì 31 ottobre 2017

Soul Shakedown Party 31 ottobre 2017


Super-speciale dedicato a Ken Boothe in occasione delle sue due date italiane 
Inizio con il roots reggae italiano di Marumba 
Doppia selezione per il giovane cantante Junior Natural
Ottimo nuovo CD per la New Kingston Band 
Uscito il 20 ottobre il nuovo dub album di The Frightnrs 
Nuovo riddim per la francese Heartbeat chiamato Lisa's Theme: tune di Carlton Livingston/Lady Ann 
Suoni giamaicani del 2017 per Jesse Royal, Chronixx e I-Taweh Nuovo singolo di Nico Royale prodotto dal polacco Dreadsquad  
Nuovo riddim prodotto da Unga Barunga sulla sua etichetta Notis: Notis medesimo e Romain Virgo 
Bellissima tune dall'album Havana Meets Kingston


Wilfried Grootens




I'm Still In Love With You Riddim


lunedì 30 ottobre 2017

Alexandra Mackenzie


Persistence Riddim


Reggae Radio Station 29 ottobre 2017

RAS TEWELDE - one way ticket
ASANTE AMEN -roots & kulcha
20 HOLLIE COOK - Angel Fire
19 PEACE DEVELOPMENT CREW- better days
18 CRISTOS DC - speak the fire 
Feat. Zafayah & The Skankin Monks 
17 ROYAL SOUNDS - Message Music
16 THE EMPOLICS - Boss Clock me style - Manasseh mix
15 SAMORY I - Rasta Nuh Gangsta
14 SKIP MARLEY -  Refugee
13 BLACK ROOTS - I Believe feat. Jah Garvey 
12 MORGAN HERITAGE - we are Feat Kabaka & dre Island
11 TALISMAN - Relijan
DILLINGER - Natty Ten To One 
LONE RANGER - Natty Dread On The Go 
PRINCE JAZZBO - Minstral 
FREDDIE MC GREGOR - Wine Of Violence 
JOHNNY OSBOURNE - Jah Promise 
JOHNNY OSBOURNE & The Prophets - Keep That Light 
NEW KINGSTON - Honorable And The Beast
SIZZLA  - i'm yours Feat. JonFx & Mz-Vee
MACKA B - wha me eat (remix)
REGGAE POWER HOUSE BAND - Skanking
TARRUS RILEY - Just The Way You Are
10 DAMIAN MARLEY - Medication Feat. S.Marley
09 AIDONIA - yeah yeah
08 MICAH SHEMAIAH - Keep On Keeping On
07 PROTOJE - truths and right feat. Mortimer
06 BLACK UHURU - Jah Guide Feat. Bugle
05 CAPITAL LETTERS - Judgement Day
04 KABAKA PYRAMID - can't breathe 
03 CHRONIXX - Skankin' Sweet
02 HEMPRESS SATIVA - No Retreat Feat. J.Marley
01 ALBOROSIE - Living Dread

the best selection choice  for you this week
SH.MIXTAPE .11 / MYSTIKAL


http://www.radiopopolare.it/podcast/reggae-radio-station-di-dom-2910/

clean version
http://www97.zippyshare.com/v/iYOmaEvM/file.html

http://pod.radiopopolare.it/reggaeradiostation_1_29_10_2017.mp3

domenica 29 ottobre 2017

venerdì 27 ottobre 2017

Glory Road Riddim


giovedì 26 ottobre 2017

Express Love Riddim


LES ROIS DE PARIS, The Rolling Stones U Arena 22/10/2017 di Mauro Zambellini

http://zambosplace.blogspot.it/2017/10/les-rois-de-paris-rolling-stones-u.html?spref=fb&m=1


Gli Stones hanno sempre tenuto con la Francia un rapporto privilegiato e i francesi li hanno più volte ripagati. Sono sempre stati più popolari dei Beatles e la band li ha ricambiati suonando anche in occasioni particolari, come la data all'Olympia di Parigi nel 1995 per uno dei tre concerti del Totally  Stripped  e lo show a sorpresa per pochi intimi nel 2012. Come dimenticare, poi, i loro trascorsi sulla Costa Azzurra ai tempi di Exile  On Main Street , ragione per cui mi è sembrato opportuno scegliere Parigi per questo No  Filter  Tour, pur consapevole che non sarebbe stata una passeggiata in termini economici.  Anche in questo caso la ville lumière non ha perso occasione per celebrarli, tre concerti nel giro di una settimana, mostre sparse per la città come quella di Dominique Tarlé (Stoned  In Paris) a la Galerie de l'Instant, vendite speciali del loro merchandising nello store Colette in Rue St.Honoré, articoli sui quotidiani e in Tv, gente dappertutto proveniente da ogni dove con le loro t-shirts, le loro felpe, i loro berretti. La linguaccia dappertutto. Suonarono a Parigi la prima volta nel 1964 e Mick Jagger con un perfetto francese usato per tutto lo show non ha tardato a ringraziare i quasi 40 mila accorsi la sera del 22 ottobre alla U Arena, seconda data parigina dopo quella inaugurale del 19. 

I loro show sono stati scelti per inaugurare la modernissima U Arena di Nanterre, a pochi passi dal Grande Arco della Défense, opera dell'architetto Christian de Portzamparc, uno spazio che verrà adibito in futuro a spettacoli e soprattutto ai match di rugby del Racing 92.  Serata fresca con qualche piovasco, la seconda data parigina (ce ne sarà una terza il 25) è presa d'assalto fin dal tardo pomeriggio, qualche ora prima dell'apertura dei cancelli prevista per le 18. E' facile arrivarci, la metropolitana e la RER A vomitano gente a ripetizione, sono sul luogo in orario ma la ressa davanti alle entrate del parterre è scoraggiante. Security, sbarramenti,  polizia e soldati armati fino ai denti non fiaccano la voglia di Stones ma se i controlli preliminari  sono veloci e sbrigativi non altresì si può dire della calca per entrare nel parterre, o come viene segnalato dal biglietto, nella fosse. Passa più di un'ora ed il mio avanzamento pigiato nella calca si misura in centimetri, non capisco cosa succeda là davanti e come venga gestita la fila, se ci sono dei corridoi e perché il tutto sia di una lentezza esasperante. Sale il nervosismo e avverto una certa ansia, in caso di  incidenti le vie di fuga non mi sembrano a portata di mano. Il pubblico attorno ha l'età della responsabilità e nessuno si lamenta ma il tempo passa, la calca aumenta e l'ammasso pericoloso.

Continua arrivare una valanga di gente e mi pare impossibile che il tutto venga sbrogliato prima delle 21, ora dell'inizio dello show. Decido di abbandonare la calca e con i miei due compagni me ne torno verso Le Grande Arche de La Défense, mi infilo in una brasserie di un hotel e mi sbaffo hamburger, patatine e birra seduto e al caldo. Decisione saggia visto che non è nelle mie intenzioni arrivare a ridosso del palco, ho una certa età ed è ormai lontana da me l'equazione rock uguale sacrificio. Ritorno un'ora e mezza dopo, verso le 20.40, piove a dirotto ma ormai sono entrati tutti ed in un paio di minuti sono dentro nella fosse. Che è un altro vivere, spaziosa offre un ottima visuale anche se distanti dal palco, con la possibilità di muoversi come si desidera perché c'è tanta gente ma anche tanto spazio. Mi posiziono alla perfezione ed in più mi sono evitato il gruppo supporter che da quanto mi dicono amici fidati suonavano grevi e lavoravano a volumi impossibili. La U Arena all'interno è una sorta di Forum milanese moltiplicato per tre ma mancante di una curva, una sorta di grande U. Il pubblico, oltre allafosse, può accedere sui lati e su una sola curva perché l'altra non esiste  ed è occupata dal palco e dagli schermi. Tutti godono di una buona visuale, ci sono quasi quarantamila persone ma la situazione è ottimale. Alle 21 esatte  si spengono le luci, si accendono gli schermi e parte una Jumpin' Jack Flash tostissima e senza fronzoli. Sono venuto a Parigi più per affetto che per meravigliarmi di un nuovo grande concerto degli Stones, ho letto critiche a non finire sulle loro esibizioni del No Filter  Tour e quel poco che ho ascoltato su youtube non era confortante. Ma non sono né drogato né bevuto e dopo un paio di brani tra cui la nellcotiana Tumbling Dice ed una miracolata e funky Dancing With Mr. D, ripescata dall'archeologico Goats Head Soup  mi meraviglio di come questi pensionati patetici e stanchi (termini letti in occasione dei loro ultimi show) siano ancora una rock n'roll band che suona con l'energia e la grinta di chi tuttora nonostante gli anni, la fatica e i soldi  crede nella propria musica ed è rispettoso del proprio pubblico. Valter che mi sta di fianco e li ha visti a Monaco mi dice che già dall'inizio è un concerto tutto diverso e il tiro è un altro. L' aver iniziato con Jumpin' Jack Flash e non con la  sinuosa e dondolante Sympathy For The Devil  è una scelta azzeccata. 

E' subito rock n'roll e di quello torrido, da maneggiare con cura. Sono furbi gli Stones, i brani sono più o meno gli stessi delle altre date del tour ma loro ne cambiano la sequenza e scombinano il copione, come se facessero il gioco delle tre carte. Quando arrivano i due brani estratti da Blue and Lonesome, accompagnati dalla coreografia black and blue degli schermi, la conferma è definitiva. Questo è uno show della madonna. Mick Jagger è qui protagonista ed è palpabile il fatto che sia stato lui a volere fortissimamente Blue  and  Lonesome , nonostante il blues sia storicamente appannaggio di Richards. Le sue versioni di Hate To See You Go di Little Walter e Ride'Em On Down  di Jimmy Reed sono blues al midollo, viscerali tanta è la forza che Jagger ci mette con la voce, l'armonica, l 'interpretazione. Splendidi. Un po' di delusione subentra quando viene selezionata la canzone "del pubblico", per me Angie rimane una canzone alla Beatles buona per qualche lentaccio giovanile guancia a guancia, niente a che vedere col sesso dei Rolling Stones. Il quadro cambia con You Can't Always Get What You Want sempre meno gospel e più rock-soul, cantata dall'intera U Arena e supportata dall'oscuro ma sublime lavoro alle tastiere di Chuck Leavell, regista di seconda fascia, ed una strepitosa Paint It Black una sciabolata dark-metal da lasciare senza fiato e storditi, con la coreografia nera che avvolge il palco e manda tutti in uno scenario cruento e luciferino. Fantastica, tra i brani topici dello show. ConHonky Tonk Women si assiste ad una delle graziose stecche di Keith Richards. Come per la rombante Street Fightin' Manamplifica la chitarra con un volume da far male alle orecchie, il riff c'è ma è l eccellente Ron Wood  a riprenderlo e portarlo avanti con più pulizia. Keef in qualche frangente sembra come una bicicletta assistita, firma il riff, lo tira ad un volume altissimo, poi entra Wood a portarlo avanti. Ma quando Keith Richards concede  la seconda delle due canzoni cantate da lui (dopo Happy) viene quasi da piangere tanta è la commozione generale. La versione di Slippin' Away è dolente, intensa, conquistata nota dopo nota, c'è tutta la sua sofferenza e la sua vecchiaia, inginocchiato sulla sua chitarra oscilla attorno a quel soul agro, fragile e malinconico, ma quanto sentimento, quanta emozione, quanto amore. Da incorniciare, l'U Arena lo ripaga con un applauso che sembra non finire mai e lui si commuove. 

C'è o affiatamento e calore sul palco, Wood scherza con Jagger, Charlie Watts è impassibile nel suo composto drumming, Richards fa il sornione, la corista, volenterosa, si sforza di far dimenticare Lisa Fisher, il sassofonista fa il suo dovere, Darryl Jones è a suo agio come mai l'ho visto così. Risale in cattedra Mick Jagger con Miss You e quelle malizie dance da Studio 54 che i coloratissimi disegni sugli schermi sottolineano,  Darryl Jones va alla grande col suo basso ma è una lunga, delirante e jammata Midnight Rambler, un tour de force tra rock, blues e fiotti di sangue, ad incoronarli Re di Parigi e fugare ogni dubbio. Questi Stones del nuovo decennio sono decisamente migliori di quelli visti, almeno da me, negli anni duemila, soprattutto a Milano nel 2003 e nel 2006. Lo show sembra meno studiato e calibrato, c'è più urgenza ed estemporaneità, ci sono  più imperfezioni ma anche più energia e spontaneità, meno attenzione alla veste e più alla sostanza. Sarebbe ora di chiudere i riferimenti col  passato (grandioso) e accettare il loro presente perché loro sono arrivati ad oltre settanta anni stando sempre sul palco osando mettere in scena i loro cambiamenti, le loro debolezze, la loro vecchiaia. E suonano rock n'roll ancora oggi come nessun altro. Certo si può obiettare che Start Me Up zoppichi all'inizio grazie al fatto che Richards ha ciccato l'entrata coinvolgendo anche il cantare di Jagger ma chissenefrega perché a metà il pezzo viene rimesso in carreggiata e quando arrivano Synpathy For The Devil  oggi del tutto asciugata da orpelli che non hanno più ragione di esistere tranne quel tambureggiare voodoo all'inizio, e la spericolata e sporca Brown Sugar  la festa è ormai al culmine e le  francesi  ondeggiano sognando di passare una notte insieme con quel signore pieno di rughe che sul palco ha la sfrontatezza di cantare e agitarsi come un trentenne al ritmo del suo boogie eterno. Non ci vuole molto per il bis dopo due ore di grande musica, Gimme Sheltersconta l'assenza della divina Lisa Fisher, con Bobby Keys uno degli handicap rispetto agli Stones del On  Fire Tour del 2014.  Sasha Allen ci mette volontà ma non ha l'urlo né la carica della sua collega e la canzone ne risente ma ci pensano Jagger, Richards e Wood ad inscenare una lunga, violenta e rabbiosa Satisfaction trasformata in una jam di chitarre sferraglianti da far impallidire i Pearl Jam e chiudere un concerto di puro, nudo e crudo rock n'roll che è una delizia per occhi, orecchie e cuore.

MAURO ZAMBELLINI    OTTOBRE  2017

le foto degli Stones sono una gentile concessione di  GIOVANNA  QUAGLINI

The Rolling Stones - She's A Rainbow - U Arena Paris 25/10/2017


mercoledì 25 ottobre 2017

Rolling Stones, Parigi 25 ottobre 2017

1. Sympathy For The Devil
2. It's Only Rock'n'Roll
3. Tumbling Dice
4. Just Your Fool
5. Ride 'Em On Down
6. She's So Cold
7. She's A Rainbow (Winner Song Vote)
8. You Can't Always Get What You Want
9. Paint It Black
10. Honky Tonk Women
11. Happy (Keith)
12. Slipping Away (Keith)
13. Miss You
14. Midnight Rambler
15. Street Fighting Man
16. Start Me Up
17. Brown Sugar
18. Jumpin' Jack Flash
19. Gimme Shelter
20. Satisfaction