lunedì 13 giugno 2016

Intervista ad Alborosie: “L’Italia, cultura depressa e antica, non tornerei a viverci”

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Chi è Alborosie?
Alborosie è un semplicissimo ragazzo che ha deciso di non accontentarsi, non nel senso economico ma culturale e di vita decidendo di uscire dall’Italia e di andare in Giamaica, non solo però per un viaggio culturale ma anche spirituale.
Quando hai scoperto che la musica reggae sarebbe diventata la tua strada?
L’ho capito quando ero molto giovane però io sono una persona con i piedi per terra senza farmi mai troppe aspettative vivendo le situazioni in modo tranquillo. Mi sono innamorato della musica reggae ed ho iniziato a coltivare questa passione che poi è cresciuta pian piano fino ad arrivare a questo punto.
Dopo aver fondato in Italia il gruppo Reggae National Tickets e dopo diversi concerti, hai lasciato tutto e sei andato a vivere in Giamaica. Cosa ti ha spinto a fare questo, solo la ricerca di nuove esperienze?
All’inizio è stata più una necessità spirituale, la prima volta nel lontano 1994. Inizialmente ci andavo da turista e passavo anche due o tre mesi sull’isola, andavo ai concerti, cercavo di entrare un po’ nella cultura. Questo per i primi tre o quattro anni, finché nel 1999 ho deciso di trasferirmi del tutto.
Hai iniziato subito a cantare in Giamaica oppure è stato difficile?
Appena mi sono trasferito ho trovato lavoro in uno studio di registrazione, non ero partito con l’idea di cantare anche perché con i Reggae National Tickets avevamo lavorato tanto partendo da Arezzo Wave fino a Festival Bar firmando anche un contratto con la BMG e altre etichette discografiche. Mi ero proprio stancato della situazione italiana sempre uguale, le stesse facce… situazione piccola che non mi portava a crescere non tanto come artista, non mi interessava quell’aspetto, ma nel senso culturale. La fuga dall’Italia è stata proprio una fuga da Babylon, dalla nostra cultura che a volte è oscura, depressa e molto vecchia, orientata sulla mezza età. Io cercavo situazioni più fresche, più giovani. Ho lasciato l’Italia iniziando tutto da capo in Giamaica senza nessuna aspettativa, prima lavorando in uno studio di registrazione, poi registrando due piccoli artisti locali e infine iniziando a cantare le mie canzoni, solo dopo aver imparato determinati aspetti della cultura, fino ad arrivare ad oggi.
Passiamo alla domanda sul tuo ultimo album, il sesto, che dal primo ascolto si nota un maggiore utilizzo di dub ed elettronica rispetto ai precedenti. Come è stato concepito?
È semplicissimo. Immagina te stessa vestita allo stesso modo per alcuni anni, e non avrebbe senso. Lo stesso avviene nella musica. Non puoi fare sempre la stessa cosa. Devi mantenere sempre te stesso portando però cose nuove.
E riguardo le collaborazioni nel disco?
C’è quella con Ki-Mani Marley perché siamo amici da diversi anni e perché nei miei dischi ci deve essere sempre un po’ di ‘Bob’, poi Protoje perché è uno degli esponenti reggae giamaicani più in voga in questo momento e anche con lui ho un buon rapporto di amicizia. E poi lascio sempre spazio a nuove situazioni infatti abbiamo Sungus, Sandy Smith, Pupa Avril…
Dopo tanti anni in Giamaica, come vedi adesso l’Italia? Ci ritorneresti a vivere?
NO! Sono felice di non essere in Italia dove si vede nella televisione solo politica e sono felice di vivere in un posto un po’ più aperto mentalmente. La porto nel cuore ma non tornerei mai a viverci.

Cosa vuoi aggiungere ancora riguardo l’album?
Supportatelo! Ascoltatelo, guardate i video, seguite le pagine dei diversi social dove troverete anche le date. Grazie a tutti voi.

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