sabato 23 marzo 2013

Duane Allman - Skydog: The Duane Allman Retrospective


Atteso da molti anni, era stato messo in cantiere già negli anni novanta (ma non con queste proporzioni) ecco, finalmente, l'atteso cofanetto retrospettivo dedicato a Duane Allman, lo sfortunato chitarrista, leader della Allman Brothers Band. La Rounder pubblica un corposo cofanetto con 7 CD: 129 canzoni, 9 inediti assoluti, 24 brani rarissimi, mai editi in CD e pubblicati negli anni sessanta solo come singoli. Più una manciata di classici del periodo ed altre canzoni di non facile reperibilità Un quadro esaustivo che traccia il ritratto del musicista. Prendendo come punto di partenza i due album Anthology Vol 1 e 2, editi rispettivamente nel 1972 e 1974, Bill Levenson, con l'aiuto della figlia di Duane, Galadrielle , ha costruito un box fantastico. Le due Anthology sono presenti al completo (con la eccezione di Leave My Blues at Home e Done Somebody Wrong della Allman Brothers Band, che erano sul volume 2) Quindi 38 canzoni già apparse, ma per arrivare a 129 ce ne passa, e come. E poi Levenson e Galadrielle hanno calibrato il box, dividendo in periodi la carriera del chitarrista: gli inizi, le sessions prima del 1970, quello dopo , il periodo con gli Allman e via di questo passo. Ogni CD ha una sua identità e, ascoltandolo a fondo, si scoprono delle gemme, dei brani che non ci ricordavamo o che proprio non avevamo mai sentito . A parte Delaney & Bonnie che, in quel periodo, erano al massimo, ci sono un paio di brani di King Curtis (Hey Joe, straordinaria) che sono delle vere rivelazioni. E poi Wilson Pickett, Aretha Franklin, Boz Scaggs, Duane coi Grateful Dead , Ronnie Hawkins,Lulu, Barry Goldberg e molte molte altre cose. Ma la cosa più sorprendente sono le prime registrazioni, quasi tutte inedite, cioè The Escorts e The Allman Joys. The Escorts,la formazione pre Allman Joys, mostra già una bella maturità ed un suono molto buono. Siamo nella primavera del 1965 e con i due fratelli abbiamo Bob Keller o Van Harrison al basso e Maynard Portwood alla batteria: Turn on Your Lovelight (Bobby Bland) è già un bel banco di prova, ma la band dà il meglio sé già nello strumentale senza titolo e nella cover di What'd I Say, il classico di Ray Charles. Proprio Ray Charles e James Brown, sono le basi su cui si forma il suono dellla band, unite ad altre radici del tutto inaspettate: The Yardbirds. Come Allman Joys (i due fratelli più Bob Keller e Bill Connell, più altri musicisti che girano) rileggono classici blues come Spoonful e Crossroads , e qui siamo nella norma, e ben tre canzoni degli Yardbirds. Mister, You're A Better Man Than I, oltre che una rivelazione, è un brano maturo che già dà un quadro di quello che sarà in futuro il suono della band. Un suono vero, corposo, solido, con implicazioni blues ed una visione rock decisamente nuova. E degli Yardbirds rifanno anche Lost Woman e Shapes of Things. The Hour Glass sono stati più che altro un periodo di formazione in quanto la Liberty, la casa discografica che li aveva messi sotto contratto, voleva che la band facesse del pop abbastanza classico, per sfondare nelle classifiche .  Solo che Duane proprio non ce la faceva a fare quelle cose ed ha mollato Gregg da solo in California ad onorare il contratto discografico  Bella la formazione dei Glass (i due Allman, Paul Hornsby, Johnny Sandlin e Pete Carr, tutti nomi da tenere in conto nell'ambito del southern rock) , ma le canzoni facevano abbastanza acqua, con la sola esclusione del medley blues, sette minuti di BB King mischiato con John Lee Hooker (B.B. King Medley ), dove si sente chiaramente il suono degli Allman.  Niente male i brani dei 31st of February, band di Scott Boyer (in seguito leader dei Cowboy) e Butch Trucks, dove i due fratelli giocano un ruolo attivo : Morning Dew (di Tim Rose) non è niente male, come la prima versione di Melissa. Meno interessanti The Bleus, che avevano una connessione coi Box Tops, ma che si rivelano un po' troppo pop: comunque sono registrazioni rarissime di Duane e sfido chiunque a dire che ha le versioni originali (tre canzoni, tra le quali una scritta da Wayne Carson Thompson, l'autore di The Letter dei Box Tops). Il secondo CD presenta gran parte delle session di Duane negli studios Fame di Muscle Shoals, a contatto con grandi e non della scena soul. Dietro a queste registrazioni ci sono musicisti come Eddie Hinton, Jimmy Johnson , Barry Beckett, Roger Hawkins, David Hood, Spooner Oldahm, The Memphis Horns, e produttori come Jerry Wexler e Rick Hall. Clarence Carter apre con due brani solidi, l'originale The Road to Love ed una bella rilettura in chiave soul di Light My Fire dei Doors. Wilson Picket è straordinario: Hey Jude (Beatles) fa ancora effetto adesso, grande voce e grandi guitar licks di Duane. Ma anche Born To Be Wild (Steppenwolf) non è da sottovalutare. Come anche le altre due canzoni. Toe Hold e My Own Style of Loving.  Belli i due brani di Laura Lee, resi ancora migliori dal tocco di Duane, sopratutto It's How You Make It Good. Rarissimo I Never Loved a Woman (The Way I Love You) di Spencer Wiggins: non sapevo della collaborazione con Duane, una vera sorpresa, anche perchè apprezzo molto Wiggins, che ho riscoperto grazie alle ristampe Ace  Arthur Conley, gran voce, ma Ob-la-di, Ob-la -da mi fa' ridere, meglio le altre. The Lovelles e Willie Walker sono rarità assolute,mentre la regina Aretha Franklin ci stende con una The Weight (The Band) da favola e doppia con la bella It Ain't Fair. Poi ci sono gli sconosciuti The Soul Survivors (tre canzoni) e le Sweet Inspirations (due) Ma l'altra ciliegina arriva dal compianto sassofonista nero King Curtis: quattro pezzi tra cui il capolavoro Hey Joe, due versioni da favola di Games People Play (Joe South) e The Weight (strumentale) e la meno nota Foot Pattin'. Il terzo CD ci porta al Duane che conosciamo, ancora sessions, ma già prove mature, da vero leader. Bello il blues di Barry Goldberg, Twice a Man, dove il nostro duetta con Mike Bloomfield: la canzone è tratta dal rarissimo Two Jews Blues, del 1969 . Poi ci sono tre brani che Duane ha registrato per il suo primo disco da solista , poi mai completato. Assieme a Berry Oakley (futuro) ABB), Paul Hornsby e Johnny Sandlin (ex Hour Glass), il chitarrista ci regala una splendida versione (è lui che canta) di Goin' Down Slow: quasi nove minuti di classico slow blues elettrico . Quindi, sempre in chiave blues, No Money Down e il rock and roll Happily Married Man, composta proprio da Duane Howard Allman. I tre brani con Otis Rush sono tratti dal classico Mourning in The Morning. Mentre molto rari sono i due strumentali di The Duck and The Bear, un super gruppo southern con Duane ed Eddie Hinton, The Memphis Horns, Beckett, Hood , Sandlin, insomma la Muscle Shoals Mafia riunita in una session.  Going Up The Country, proprio il classico dei Canned Heat, in versione strumentale , ed è una bella versione, mentre Willie and the Hand Jive, il classico di Johnny Otis, ha delle voci femminili che la criminalizzano. Boz Scaggs ha fatto un grande disco, il secondo album, semplicemente intitolato Boz Scaggs.  Grazie sopratutto alla presenza di Duane Allman e ad una strepitosa rilettura di Loan Me A Dime, uno straordinario blues di Fenton Robinson che, nei suoi tredici minuti, è una delle cose più luminose del chitarrista . Anche Waiting For A Train di Jimmie Rodgers non è niente male. Il terzo CD si conclude con quattro canzoni degli Allman, tratte dal disco d'esordio della band: Don't Want You No More, It's Not My Cross to Bear, Black Hearted Woman e Trouble No More. E comincia la leggenda. Ancora tre brani dal primo LP: Every Hungry Woman, Dreams e Whipping Post , per iniziare con il piede giusto il quarto CD. Poi abbiamo cinque canzoni interpretate dal rocker canadese Ronnie Hawkins, tutte con Duane alla solista (arrivano dall'album Ronnie Hawkins, febbraio 1970). Dalla gentile rilettura di One More Night di Dylan alla pimpante Will The Circle Be Unbroken, il classico folk-grass, Hawkins mostra una faccia diversa, rispetto a quella già conosciuta. Che poi si riprende con tre brani più rock: Matchbox (Carl Perkins ), Down in The Alley (Jesse Stone) ed una travolgente Who Do You Love, il classico di Bo Diddley. Lulu è una delle sorprese del box.  Sia per la bellezza delle canzoni (e chi se le ricordava ?), che per la partecipazione di Duane che, è proprio vero, faceva diventare oro tutto quello che toccava. Marley Purt Drive ha un feeeling jopliniano, Dirty Old Man è di Delaney & Bonnie e Mr Bojangles è proprio una grande canzone. Ci sono anche quattro brani tratti dal classico esordio di Johnny Jenkins: tra cui le arcinote voodoo blues songs I Walk on Gilded Splinters e Down Along The Cove. Tra John Hammond e Duane, proprio durante le registrazioni di Southern Friend (Novembre 1969) era nata una sorta di amicizia, sfociata poi in un rapporto di reciproco rispetto: si sente che i due collaborano alla grande in canzoni come I'm Leavin You (Howlin Wolf), You'll Be Mine e Shake For Me (Willie Dixon), Crying For My Baby. Chiude il quarto disco Ghost of Myself, che Doris Duke aveva registrato assieme a Duane e Swamp Dogg alla fine del 1969. Il quinto CD si apre con una rarissima demo version di Comin' Down che la southern band Eric Quincy Tate aveva registrato alla fine del 1969, con la produzione di Tony Joe White. Southern stories. EQT con Duane e Tony Joe White, incredibile. Siamo in piena Allman era: Hoochie Coochie Man (At Fillmore East), Midnight Rider, Don't Keep Me Wonderin' (Idlewild South) Dimples e I'm Gonna Move To The Outskirts of Town (Ludlow Garage).  Ma ci sono poi diverse chicche: Delaney & Bonnie & Friends (con Duane , Jim Dickinson, The Memphis Horns, Sam Clayron, Charlie Freeman e molti altri) per una trascinante Soul Shake, uscita come singolo nel maggio 1970 . Tipica del suond di D&B è semplicemente splendida ed assolutamente trascinante. Non so quanti di Voi se lo ricordavano, ma il nostro aveva suonato anche in un disco della bravissima Laura Nyro. Christmas and The Beads of Sweat, e proprio nella title track, Bead of Sweat, un errebi veloce dove Duane si scambia i favori con Cornell Dupree. Ancora Delaney & Bonnie con la classica Living on The Open Road, uno dei loro standard, tratta dall'album To Bonnie From Delaney, 1970. Di Ella Brown non so quasi nulla, anzi nulla, diciamolo pure. Due soul ballads, tra cui la turgida A Woman Left Lonely (di jopliniana memoria ), cantata molto bene in chiave soul con un tocco di gospel, un bel piano alle spalle ed un grande Duane alla chitarra: notevole anche l'altra, Touch Me. Questo è uno dei tanti brani minori giù editi, ma che nessuno di noi ha mai visto né sentito. Altro brano oscurissimo è More Than Enough Rain di Bobby Lance, vocalist del sud, anche lui decisamente sconosciuto. Brano registrato nel Luglio 1970, dove Duane e Eddie Hinton suonano la slide (non è chiaro se Duane ci sia, ma lo stile è simile al suo e , anche se Eddie lo doppiava spesso, qui dovrebbe esserci Duane, con Eddie in seconda battuta, o viceversa) Derek and the Dominos chiudono il quinto CD: I Am Yours, Why Does Love Got To Be So Sad ?, Have You Ever Loved A Woman, Layla e Mean Old World. Il sesto CD si apre con tre canzoni di Domingo Sam Samudio, il Sam del gruppo Sam The Sham and the Paraohs).  La rara Me and Bobby McGee, uscita solo come singolo (ma ora è stata messa sulla ristampa del CD Sam, Hard and Heavy, appena pubblicata dalla Real Gone Music). Interpretazione folk rock gradevole dal classico di Kristofferson, più Relativity e Going Upstairs (John Lee Hokker): Non fosse per la ristampa, sarebbero tre pezzi da novanta, il disco di Samudio era ricercatissimo. Altri brani di Ronnie Hakwins (tratti da The Hawk, 1971), tra cui la gentile Don't Tell Me Your Troubles di Don Gibson, che Ronnie canta con grande esperienza e indubbia classe: nella band, oltre al nostro, ci sono Dickinson, Mike Utley (da anni sta con Buffett), Donald Duck Dunn, Sammy Creason, Memphis Horns. Ancora Delaney & Bonnie con due tracce: l'inedita Gift of Love, tratta dalle session del favoloso Motel Shot (1971). Gift of Love è un blues acustico coi protagonisti (D&B, Duane, Bobby Whitlock e Carl Radle) seduti attorno ad un microfono, a cantare assieme . Di straordinaria bellezza. Segue Sing My Way Home, stessa atmosfera, ma brano edito su Motel Shot: altra canzone splendida e, comunque, Motel Shot non è in catalogo da anni. E Duane fa i numeri alla slide ed al dobro. Un paio di classici della ABB tratti da At Fillmore East, cioè Statesboro Blues e Elizabeth Reed, ci portano ad una delle chicche del box.  Sugar Magnolia dei Grateful Dead con Duane Allman in formazione. Bob Weir annuncia Duane, poi parte la canzone con il classico train sonoro dei Dead, è un piacere ascoltare le due chitarre soliste che si incrociano : Duane e Jerry. Un vero piacere. Sette minuti di godimento. Spero che, prima o poi. i Dead si decidano a pubblicare il concerto intero , la registrazione è eccellente. Registrato al Fillmore East, New York, Aprile 1971. Il mitico At Fillmore East della ABB era stato registrato solo un mese prima , Marzo 1971. Poi c'è una bella versione di One Way Out, sempre Fillmore East, ma Giugno 1971 (è già apparsa sulla versione De Luxe di Eat a Peach ). Chiudono il sesto CD tre brani di Herbie Mann. Flautista jazz, Mann aveva avuto una buona popolarità tra la seconda metà deglia anni sessanta ed i primi settanta. Un suo disco Memphis Underground, lo aveva reso abbastanza popolare.  Il seguito, proprio questo album, Push Push (1971) vede Duane in tre canzoni , la lunga jam psychedeklic-jazz di dieci minuti che dona il titolo al disco , Push Push, ed altre due:le covers di What'd I Say e Spirit in The Dark. Il settimo, e ultimo CD, inizia con tre brani inediti di Delaney & Bonnie & Friends. Una session registrata dal vivo il 22 Luglio 1971 agli A&R studios di New York e trasmessa via radio dalla WPLJ-FM, dove Delaney & Bonnie, assieme a Duane e Sam Clayton, che poi sarebbe andato coi Little Feat, eseguono Come on In My Kitchen (Robert Johnson), Going Down The Road Feelin' Bad (un traditional che poi è una signature song per il duo) e lo strepitoso medley Poor Elijah/ Tribute to Robert Johnson. Tre pezzi da novanta che giustificano l'esistenza del box. Poi c'è una stratosferica versione di You Don't Love Me mischiata con il classico di King Curtis, Soul Serenade: quasi venti minuti di improvvisazione , registrati sempre agli A&R studios di New York. La registrazione intera di questo concerto è stata pubblicata di recente come bootleg (A & R Studios: New York, 26th August, 1971) e Levenson mi ha detto che, prima o poi, verrà edita in maniera regolare, con il suono che ha questa versione, decisamente migliore di quello del bootleg. C'è anche la collaborazione tra Duane ed i Cowboy di Scott Boyer, Please Be With Me, tratta dal rarissimo ed introvabile 5 I'll Getcha Ten (Ottobre 1971). Chiudono il cofanetto 5 canzoni tratte da Eat A Peach: Stand Back, Blue Sky , in studio e dal vivo, Dreams, Little Martha. Un box formidabile che documenta la carriera, breve ma straordinaria, di uno dei grandi della chitarra.

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